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La Cassazione riabilita Mimmo Lucano: "Nessuna frode negli appalti"

mimmo lucano

Forse presto Mimmo Lucano potrà tornare nella sua Riace. Per la Cassazione non ci sono indizi di irregolarità sugli appalti contestati dalla Procura.

“Io sono un debole che non ha nessuno, Salvini invece è forte ma ha avuto paura di farsi processare“. Sono state queste le prime dichiarazioni di Mimmo Lucano, rilasciate a Radio Capital, dopo che la Cassazione ha demolito l’impianto accusatorio della Procura di Locri, che aveva messo sotto inchiesta il sindaco di Riace (e indirettamente il suo modello di accoglienza) per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e presunti illeciti nell’affidamento degli appalti per la differenziata.

Appalti regolari

La Cassazione infatti non ha trovato indizi di “comportamenti” fraudolenti che Lucano avrebbe “materialmente posto in essere” per assegnare alcuni appalti sulla gestione dei rifiuti, e per questo motivo ordina ai giudici di Reggio Calabria di rivalutare la misura che ha imposto al sindaco di non dimorare più a Riace.

La Suprema Corte infatti ritiene che siano “contraddittorie” e “illogicamente formulate” le argomentazioni della Procura a sostegno della presunta irregolarità dell’appalto, evidenziando che non basta un “generico riferimento alla presenza di interferenze od opacità” per formulare un’accusa.

I giudici della Cassazione ricordano inoltre che “l’affidamento diretto di appalti” in favore delle cooperative sociali “finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate” è del tutto regolare.

I matrimoni di comodo

Gli ermellini invece hanno trovato elementi di “gravità indiziaria” riguardo agli atti emessi per favorire la permanenza in Italia della sua compagna Lemlem, ma sottolineano che ciò sarebbe da ricercare unicamente nella “relazione affettiva” che intercorre tra i due.

La Cassazione al contrario ritiene che le accuse sui “presunti matrimoni di comodo favoriti” dal sindaco poggerebbero su “basi incerte”. Una sentenza che probabilmente avrà un peso anche sul giudizio del gip di Locri, che in questi giorni è tenuto ad esprimersi in merito al rinvio a giudizio di Mimmo Lucano e di altri 29 indagati.

Una “storia politica”

A Radio Capital, Mimmo Lucano ha quindi aggiunto: “Penso che questa storia sia diventata qualcosa che ha a che fare con la politica, con lo schierarsi da una parte o dall’altra. Io sono l’ultimo anello. La Cassazione ha detto che non dovevo subire le restrizioni cautelari per i reati che mi sono stati attribuiti. Sono stato sospeso da sindaco, è stata interrotta una decisione democratica“.

Poi un nuovo affondo su Matteo Salvini: “La parte politica che rappresenta è abituata alla denigrazione, alle cattiverie. I valori del cristianesimo sono antitetici a quelli dell’attuale ministro dell’Interno e a quello che politicamente rappresenta. – chiarendo – Un cristiano non può votare per Salvini”.