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Minacce a Lavazza, Illy, Ferrero, Vergano: "Pagateci o avveleniamo le merci"

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Le lettere di minaccia giunte dal Belgio. I criminali chiedono 300.000 Euro per non avvelenare le merci nei supermercati.

Alcune lettere di minacce sono state recapitate al quartier generale della Lavazza, a Torino, oltre che alla Illy, alla Ferrero, alla Vergano e ad un’azienda di prodotti cosmetici lombarda. Nelle buste erano contenute delle minacce, oltre che delle bustine di blastica contenenti una polvere verdastra. Lettere che sarebbero state inviate dal Belgio, e scritte in lingua inglese. Sul caso indaga ora la Digos, che per il momento esclude la pista anarchica.

Malori allo stabilimento Lavazza

Presso lo stabilimento della Lavazza, in seguito all’apertura del plico, alcuni dipendenti si sarebbero sentiti male, accusando dei disturbi alle vie respiratorie. Su posto sono quindi intervenutoti i sanitari del 118, oltre che Carabinieri, Vigili del Fuoco e Digos. Una busta molto simile è giunta anche alla sede della Ferrero di Alba. Busta che anche in questo caso conteneva una polvere che verrà ora analizzata. Una terza lettera è stata recapitata allo stabilimento del Caffè Vergano di Santena, nel torinese, e una alla Illy.

Il testo della lettera di minacce

Nel testo della lettera le minacce rivolte ai gruppi industriali: “In questa busta troverete oleandrina, un tipo di veleno molto pericoloso”. “Se lo fate analizzare”, prosegue il testo, “Vederete che no è uno scherzo. Non vi fate ingannare dall’aspetto, diluito o meno, il veleno è molto efficiente”. E poi la minaccia: “Pagateci entro il 20 maggio o avveleneremo i vostri prodotti”.

“Come sapete”, si legge nel testo, “È molto semplice introdurre un po’ di veleno, in polvere o liquido, in uno dei vostri prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Riuscite ad immaginare gli effetti disastrosi per l’immagine della compagnia se i clienti iniziassero a morire avvelenati? Quindi pensateci. Qual’è il vostro vantaggio? O perdete 300.000 Euro o perdete la vostra reputazione”.

La richiesta dei criminali

Gli autori del messaggio minatorio si descrivono come persone serie, “Non terroristi o malati di mente”, scrivono, “Bensì uomini d’affari”. E chiedono il versamento di 300.000 Euro da convertire in Bitcoin e poi versare su un conto elettronico. Per il momento gli inquirenti vagliano tutte le piste, non sapendo ancora se si tratti di mitomani o se al contrario le loro minacce rappresentino un rischio reale per i consumatori. Ma non sembrerebbe esserci alcuna correlazioni con le lettere di minacce recentemente consegnate agli uffici del Sindaco di Torino Chiara Appendino.