Il referto finale della donna di 59 anni morta il 5 maggio 2019 rivela che la vittima non era affetta da polmonite, come avevano ipotizzato i medici, ma dal morbo della mucca pazza. Per il suo decesso, sono finiti sotto inchiesta con l’accusa di omicidio colposo 40 dottori operanti nei reparti di malattie infettive e Neurologia, dopo l’apertura di un fascicolo da parte del magistrato Monica Gargiulo. L’autopsia della salma, che è stata pretesa dalla figlia della donna, consigliata dall’avvocato Francesco Furnari, confermerà gli accertamenti clinici.
La vicenda
La donna si era recata in ospedale accusando febbre alta e generale malessere. Era stata trasferita in vari reparti, fino a quando le sue condizioni non si erano aggravate all’improvviso e i medici, spiazzati dal rapido peggioramento, non avevano potuto fare nulla per salvarla.
I dottori dell’ospedale avevano diagnosticato, inizialmente, una polmonite. Le successive analisi, tuttavia, avevano smentito le ipotesi: la 59enne era stata colpita dal morbo di Creutzfeldt-Jakob, per la cui identificazione bisogna seguire un protocollo particolare che sarà messo in atto a Bologna, in un laboratorio apposito e alla presenza di un infettivologo specializzato.
Il morbo della mucca pazza
Il morbo di Creutzfeldt-Jakob, altrimenti conosciuto come “morbo della mucca pazza”, rappresenta un’encefalopatia spongiforme bovina, ovvero una malattia neurologica cronica, degenerativa e inguaribile che un tempo colpiva, come suggerisce il nome stesso, i bovini. Viene causata da un prione, cioè da una proteina che è stata definita come “un agente infettivo non convenzionale”. Non si tratta, infatti, né di un virus né di un batterio e si diffonde in maniera non ordinaria, inducendo le proteine ad assumere una forma anomala. In questo modo vengono a formarsi dei veri e propri buchi nella massa cerebrale che portano alla morte in tempi molto rapidi. Tra i sintomi della malattia ci sono cambiamenti comportamentali e sbalzi d’umore, aggressività e ansietà, seguite da una perdita dell’appetito e dell’equilibrio.
Al morbo non esiste cura, ma si tratta di un male molto raro, che, si stima, colpisce una persona su un milione.