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Lampedusa, Sea Watch si avvicina ancora: esposto alla Procura

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La Sea Watch si sarebbe avvicinata ancora a Lampedusa. Arriva l'esposto alla Procura da parte della ong.

Da mercoledì 26 giugno la Sea Watch staziona davanti al porto di Lampedusa con la chiara intenzione di raggiungere il porto e sbarcare le persone a bordo. Nel pomeriggio di giovedì la nave si sarebbe mossa ulteriormente, percorrendo un altro tratto di mare che la avvicina al porto commerciale. Al momento la Sea Watch 3 è scortata e controllata a vista da una motovedetta della Guardia di Finanza e una della Guardia Costiera, ma viola qualsiasi tentativo di stop. Dalla capitaneria di porto è arrivato l’ordine di allontanamento per due grandi pescherecci che si trovavano ormeggiati al porto, segno che potrebbe avvicinarsi l’ora dello sbarco. Al momento non è arrivata alcuna notizia ufficiale in merito. Una delegazione di parlamentari composta da Delrio, Orfini, Faraone, Magi e Fratoianni è salita per verificare la situazione a bordo.

Esposto alla Procura

La nave si trova in mare da ormai 14 giorni, e i naufraghi sarebbero stremati e bisognosi di cure. I legali di Sea Watch, dopo l’ennesimo no allo sbarco, hanno presentato un esposto alla procura di Agrigento perchè “si valutino eventuali condotte di rilevanza penale” da parte delle “autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso”. Nell’esposto si chiede inoltre di adottare tutte le misure necessarie allo sbarco così da “porre fine alla situazione di gravissimo disagio”. La Procura per il momento non avrebbe risposto in alcun modo all’esposto, mentre sarebbe intervenuto Salvini: “Spero che nelle ultime ore ci sia un giudice che affermi che all’interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima tra tutti la Capitana. Se la nave viene sequestrata e l’equipaggio arrestato io sono contento”.

Soluzione solo dopo lo sbarco

Da Bruxelles hanno fatto sapere di essere vicini alla vicenda: “La soluzione per le persone a bordo è possibile solo una volta sbarcate” ha detto il commissario Dimitris Avramopoulos. “Rivolgo – prosegue – un appello agli Stati membri a mostrare solidarietà. Continueremo a restare al fianco dell’Italia e a tutti gli Stati sotto pressione”. Sulla minaccia di non identificare chi sbarca Bruxelles fa sapere che “la legge europea prescrive che tutti i nuovi arrivati sul territorio europeo devono essere registrati e devono essere prese le loro impronte digitali. Non ci sono eccezioni a queste regole e le conseguenze sono le procedure di infrazione”.