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Lardini licenzia il sindacalista delle lotte per la chiusura pasquale

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Dipendente Lardini licenziato perché non parla arabo. Cgil si dice indignata: "Vergognna! Questi sono i metodi medioevali con cui si intende “punire” chi osa alzare la testa".

Alexander Delnevo, 37 anni, laureato, lavorava da 10 anni per Lardini spa, noto marchio di lusso. Il marchio tessile marchigiano conta 460 dipendenti ed è in continua crescita.

L’uomo che negli ultimi due anni era stato il rappresentante sindacale per Filcams Cgil, al suo ritorno al lavoro, ha trovato una brutta sorpresa.

il licenziamento

«Avevano bisogno di figure diverse dalla mia, dipendenti che parlano il russo e l’arabo. Io parlo solo inglese». Queste le parole dell’uomo, che sembra non lasciarsi convincere dalle giustificazioni dei titolari.

Eletto rappresentante dopo lo sciopero di due giorni del 2017, alla quale partecipò anche l’allora segretaria generale Alessandra Camusso. Motivazione della protesta: l’apertura della città della moda in occasione della Pasqua. Alexander, negli ultimi due anni ha rappresentato 2500 lavoratori che operano nella sede di Serravalle Mc Arthur Glen. La lotta per i diritti dei suoi colleghi gli ha permesso di ottenere il confronto con l’azienda, anche grazie all’intervento del prefetto di Alessandria. Dopo l’apertura forzata del 2017, la vittoria più grande del sindacato è stato ottenere la chiusura del distretto della moda in occasione della Pasqua, nel 2018.

La risposta di Cgil

La Cgil si schiera con il lavoratore, ritenendo il licenziamento una punizione nei confronti di chi si è impegnato per garantire il benessere dei propri colleghi: «L’unico possibile commento non può che essere: Vergogna! Questi sono i metodi medioevali con cui si intende “punire” chi osa alzare la testa, rivendicare i diritti negati e battersi per migliorare le condizioni di lavoro di tutti». Queste le parole di disprezzo pronunciate dal sindacato, che a Lardini chiede: «di ritirare immediatamente il provvedimento e in caso contrario metteremo in campo ogni iniziativa sindacale, di mobilitazione e legale per respingere questo feudale attacco alla libertà sindacale e alla dignità di tutte le lavoratrici e i lavoratori».

Sotto accusa anche l’Azienda Mc Arthur Glen alla quale si chiede una seria e responsabile presa di posizione nei confronti del licenziamento dell’uomo. Ad essere interpellati anche i colleghi di Alexander presso l’outlet dai quali si auspica una presa di posizione a sostegno: «della battaglia che Alexander e la CGIL stanno conducendo per affermare un sacrosanto e inviolabile principio di libertà». L’impresa marchigiana, dopo aver licenziato l’uomo per “legittimi motivi”, per ora non ha ancora proferito parola.