E’ finito bene l’episodio di illegalità e sfruttamento che ha come scenario alcuni ragazzi di diverse cooperative della Bassa Padovana: due anni fa, nel 2017, trenta ragazzi africani richiedenti asilo e provenienti da Senegal, Nigeria, Mali, Gambia, Guinea e Guinea Bissau, erano tutti stati reclutati da un caporale marocchino che aveva garantito loro un posto di lavoro nei campi. Più in là i ragazzi capirono di essere stati imbrogliati dal momento che non veniva dato loro denaro. Hanno denunciato l’impostore -fuggito in Marocco- e l’accaduto, ottenendo come premio il permesso di soggiorno.
Denunciano sfruttamento: ottengono il permesso di soggiorno
L’indagine è stata condotta dai carabinieri di Carmignano di Sant’Urbano sotto coordinamento dal maresciallo Matteo Casadidio: dopo tutta una serie di appostamenti e pedinamenti, la situazione era apparsa fin troppo chiara. L‘indagato è però riuscito a fuggire in Marocco.Nel processo non sono tuttavia imputati gli imprenditori: dagli atti dell’indagine è stata infatti esclusa la responsabilità penale degli imprenditori.
Per aver trovato il coraggio di denunciare tale vicenda di sfruttamento e illegalità, ai ragazzi africani è stato concesso il permesso di soggiorno: ne sono stati concessi solo quindici poiché alcuni hanno una protezione particolare mentre altri di loro sono andati all’Estero. Sono soddisfatti anche i legali, l’avvocato Davide Zagni e Zeno Blado i quali hanno sottolineato la grande collaborazione da parte delle cooperative che ospitavano i ragazzi africani. Sono stati premiati con il permesso di soggiorno per aver denunciato un episodio di sfruttamento e illegalità che li vedeva protagonisti dal 2017.