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L'ultima intervista di Nadia Toffa: "Il cancro deve avere paura di me"

Nadia Toffa

"Io sono così, assomiglio a una di quelle stelle con la coda attorcigliata che stanno tra le emoticon di Whatsapp: mai sazia, mai paga".

Nadia Toffa aveva rilasciato un’ultima intervista nella quale parlava della sua malattia: il cancro al cervello. Per il Corriere della Sera la conduttrice bresciana raccontava: “Puoi solo sperare di guarire. Certo, puoi ripeterti, per farti forza, che “è lui che deve avere paura di me”, ma la verità è che per anni e anni sarai sempre con l’ansia di ricascarci di nuovo”. Dopo un periodo di cure intense e sfiancanti, di chemioterapie e controlli ospedalieri, la conduttrice aveva visto ricrescere i capelli. Vediamo come ha reagito.

L’ultima intervista a Nadia Toffa

Un giornalista del Corriere della Sera aveva incontrato Nadia Toffa in una fredda giornata di gennaio: l’intervista realizzata quel giorno è stata l’ultima prima della sua morte. Infatti, la mattina di martedì 13 agosto Nadia Toffa è morta. La sua battaglia contro il cancro è durata due anni ed è stata caratterizzata da momenti di agonia (quando i fan non vedevano suoi messaggi sui social) e immagini divertenti (come quella con il cagnolino Totò). La cosa certa è che Nadia non ha mai smesso di lottare. Dopo le chemioterapie, infatti, i suoi capelli erano ricresciuti: spettinati, chiari e biondi. “È strano” raccontava. “Ti guardi e dici “oddio ma sono proprio i miei capelli!” Quella sono davvero io. È tornare ad appartenere a sé stessi“.

Le critiche

Quando il giornalista parla di critiche, la Toffa replica così: “Perché avrei dovuto rinunciare a essere me stessa nei momenti difficili? Perché mettere a tacere questo mio essere così estroversa, piena di voglia di vivere, di voglia di farcela e di voglia di condividere quello che mi accade? Solo per un falso pudore? Non ci sto. Rivendico il diritto di parlare apertamente della nostra malattia, che non è esibizionismo né un credersi invincibili, anzi: è un diritto a sentirsi umani. Anche fragili, ma forti nel reagire”. Poi, il ricordo della denuncia di un hater che su Twitter augurò a Nadia di morire. Ecco spiegato il motivo: “L’ho fatto perché questi gesti possono ferire profondamente qualcuno più fragile di me. Penso ai ragazzini che si sentono bullizzati, alle ragazzine che per un insulto su Facebook possono soffrire in modi che nemmeno immaginiamo. Credo che sia una responsabilità che tocca alle persone con una grande visibilità”.

L’infanzia

Un tuffo nel passato e l’intervista prende una piega particolare. Il ricordo della palestra di ginnastica artistica a Brescia, dove Nadia si allenava nell’ambiente di Vanessa Ferrari. L’idea di riuscire a oltrepassare i limiti è spiegata così da Nadia: “Pensi che a sei anni volevo provare come si sta con il gesso a una gamba e così mi lanciai dalle scale con i pattini. Sì, non fate quella faccia: io sono così, assomiglio a una di quelle stelle con la coda attorcigliata che stanno tra le emoticon di Whatsapp: mai sazia, mai paga”.

L’amore, le paure e le difficoltà

Infine, un’ultima domanda sull’amore, alla quale Nadia risponde: “Sono una che dà tutto. Nella mia vita c’è una sorta di compagno, o, meglio, una persona che mi sta accanto con affetto e che mi sopporta. Bene, lo sa che cosa facciamo quando ci vediamo, ogni tanto? Intrecciamo le mani e insceniamo un girotondo saltellante. Come bambini impazziti”. La sua paura più grande? “Ho paura che mia madre resti sola. Penso che le madri non dovrebbero mai restare da sole, senza i figli. È troppo”. La difficoltà maggiore, invece, è stata “il male fisico”.