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Omicidio Gloria Pompili, costretta a prostituirsi: le richieste del pm

Gloria Pompili

Il pm ha chiesto un totale di 60 anni di reclusione a carico dei tre imputati per l'omicidio di Gloria Pompili

Verso la fine di agosto del 2017, Gloria Pompili è stata uccisa, massacrata di botte, dopo essere stata costretta a prostituirsi. In base a quanto si evince da La Repubblica, il pm Carlo Lasperanza, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, ha chiesto un totale di 60 anni di reclusione a carico dei tre imputati.

Gloria Pompili massacrata di botte

Era il 23 agosto 2017, quando Gloria Pompili, che aveva appena compiuto 23 anni, è stata picchiata a morte davanti ai figli da alcuni parenti, che hanno poi provato a giustificare il decesso con un malore. Sfortunata fin dall’infanzia, con Gloria Pompili rimasta orfana da bambina, la giovane è cresciuta in una casa famiglia, per poi essere trasferita a Frosinone. Qui, appena 18enne, è rimasta incinta del primo compagno, un romeno finito poi in carcere, e con cui ha avuto anche un altro bambino. Dopo la fine di questa relazione, Gloria Pompili ha intrapreso una storia con un uomo egiziano, fratello di colui che l’ha ridotta in schiavitù, costringendola a vendere il proprio corpo per pochi euro.

La 23enne, infatti, veniva costretta alla prostituzione dalla cugina della mamma, Loide Del Prete, e dal compagno di quest’ultima, ovvero Saad Mohammed Elesh Salem. Il fratello maggiore di Elesh Salem, Mohamed, era a sua volta il compagno di Gloria. Ogni giorno la giovane veniva accompagnata in auto sulla Nettunense per prostituirsi, mentre i suoi figli, che all’epoca del decesso della loro mamma avevano cinque e tre anni, restavano nella frutteria che Loide e Elesh avevano ad Anzio.

Una vera e propria storia di violenza, quella che riguarda la povera Gloria Pompili che da un po’ di tempo voleva smettere di prostituirsi. Una scelta che i suoi carnefici non approvavano, tanto da minacciarla e picchiarla. La paura più grande della 23enne, comunque, era per i propri figli. Come raccontato dalla ex proprietaria di casa della vittima, infatti, una volta la donna ha addirittura messo i figli dentro una cassetta, legata con una fune, per poi lasciarla penzolare dal balcone. Una scelta per certi versi estrema, ma fatta con il cuore di una mamma che farebbe di tutto per difendere i propri figli.

Le richieste del pm

Il tragico epilogo di questa storia di schiavitù e sopraffazione, è stato purtroppo la morte di Gloria Pompili. Deceduta in una piazzola di sosta sulla Monti Lepini, i due parenti avevano spiegato agli inquirenti che la ragazza era stata colta da un malore. La 23enne, però, riportava evidenti segna di violenza, che non hanno potuto fare a meno di insospettire gli inquirenti. La donna, infatti, aveva riportato la frattura di una costola, il danneggiamento del fegato e della milza, oltre all’emorragia che è poi risultata fatale.

Secondo gli inquirenti, quindi, Gloria Pompili sarebbe stata massacrata di botte dai suoi sfruttatori, per poi morire sotto gli occhi dei suoi bambini, che erano con lei, su una piazzola di sosta della Monti Lepini. Nonostante i vari tentativi di depistaggio, le indagini hanno permesso di ricostruire il calvario della ragazza e le conferme alle ipotesi degli inquirenti sono arrivate con l’istruttoria dibattimentale.

Il pm Carlo Lasperanza ha chiesto condanne a 24 anni di reclusione per la zia della vittima, Loide Del Prete, e altri 24 anni per il compagno di quest’ultima, Saad Mohammed Elesh Salem, accusati di omicidio e sfruttamento della prostituzione. Chiesti 12 anni, invece, per l’allora compagno di Gloria, accusato di maltrattamenti e sfruttamento della prostituzione. Il prossimo 11 ottobre sono previste le arringhe delle difese, prima della sentenza dei giudici. “Per loro la cosa importante era che Gloria si prostituisse, mentre lei è morta per difendere i figli“, ha quindi concluso la sua requisitoria il pm. Quest’ultimi ha quindi chiesto alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina condanne per un totale di 60 anni di reclusione a carico di tre imputati.