> > Militare accoltellato, l'aggressore: "Volevo il paradiso di Allah"

Militare accoltellato, l'aggressore: "Volevo il paradiso di Allah"

militare aggredito

Militare accoltellato a Milano. L'aggressore è stato interrogato e ha confessato le motivazioni del gesto

Si chiama Fathe Mahamed ed è l’uomo che ha aggredito un militare colpendolo alle gola nel piazzale della stazione Centrale di Milano. Il giovane, un 23enne di origine yemenita avrebbe assalito alle spalle la vittima con un paio di forbici mettendosi poi in fuga. I carabinieri del terzo battaglione Lombardia lo hanno subito inseguito e lo hanno poi tratto in arresto. Più volte l’aggressore avrebbe urlato “Allah Akbar!” mentre i militari lo portavano via con la forza. Dopo un lungo interrogatorio, l’uomo ha confessato le ragioni del gesto: “Volevo raggiungere il paradiso di Allah“.

Militare accoltellato, la confessione dell’aggressore

Al momento dell’aggressione, la vittima si trovava in servizio con i colleghi del Quinto raggruppamento alpini per l’operazione Strade sicure. Sarebbe stato aggredito mentre risaliva a bordo della camionetta. A seguito dell’aggressione è stato allertato il 118 che ha soccorso il 34enne portandolo in codice verde all’ospedale Fatebenefratelli. Il 23enne è stato fermato ed è stato arrestato con l’accusa di attentato con finalità terroristiche, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Interrogato dal pm Alberto Nobili, del pool antiterrorismo di Milano, Mahamed ha cercato di giustificarsi: “Speravo di morire dopo averlo colpito. Volevo raggiungere il paradiso di Allah“. Gli accertamenti hanno rivelato che il 23enne era già stato denunciato dai carabinieri.

Nessun complice

Nel timore di possibili complici rimasti in libertà, gli investigatori hanno cercato di approfondire con l’uomo la vicenda. Il 23enne sarebbe arrivato in Italia nel 2017 dopo essere partito dalla Libia. Era stato assegnato ad un centro di Bergamo dal quale però si era allontanato prima che si chiudesse la procedura di richiesta di asilo. Era arrivato in Germania, nazione dalla quale è stato però espulso secondo il trattato di Dublino. Tornato in Italia ha ottenuto il permesso di soggiorno provvisorio che sarebbe ancora valido. Stando a quanto riferito dalle forze dell’ordine, l’uomo avrebbe “reso piena confessione” di un’azione di “natura solitaria“.