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Bologna, bimbo caduto dal carro di Carnevale: "C'è vuoto normativo"

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Il bimbo caduto dal carro di Carnevale forse si sarebbe potuto salvare se ci fossero maggiori regole nella costruzione dei carri allegorici.

“Si è perseguita la massima diligenza possibile nell’ideazione e costruzione del mezzo” si legge nella perizia redatta a seguito dell’incidente probatorio disposto per fare luce sulla morte del piccolo Gianlorenzo Manchisi, il bimbo di due anni e mezzo deceduto il 5 marzo 2019 a Bologna dopo essere caduto da un carro di Carnevale.

Vuoto normativo

Il bambino era caduto da uno dei carri allegorici del Carnevale cittadino, nei pressi di via Indipendenza, sul quale era salito assieme alla mamma. Ad un certo punto Gianlorenzo sarebbe voluto scendere per raggiungere il padre che camminava affianco al mezzo, ma è caduto battendo la testa. Il piccolo è morto il giorno dopo l’incidente, in ospedale.

Ad essere iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo, come atto dovuto, la mamma di Gianlorenzo per “imprudenza e disattenzione”. Stasso capo d’imputazione per l’ingegner Marco Pasquini che firmò il collaudo del mezzo e l’allestitore Paolo Canellini. L’inchiesta è stata aperta per chiarire se esistono responsabilità riconducibili agli indagati anche se gli accertamenti finora effettuati sembrano sostanzialmente ricondurre l’incidente ad un vuoto normativo.

“Enormi manchevolezze ma massima diligenza”

In base all’ultima perizia, richiesta dalla Procura e disposta dal giudice, i costruttori del carro di Carnevale da cui il bimbo è scivolato avrebbero agito con “massima diligenza”. Il problema riguarderebbe piuttosto le regole imposte dall’ente organizzatore, troppo poche forse per evitare incidenti.

Nella perizia si parla infatti di “enormi manchevolezze”. A causa dell‘assenza di norme specifiche sulla costruzione dei carri allegorici ciò non si tramuterebbe però in colpa.