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Ponte Morandi, nuove verità: "Aspi voleva risparmiare"

Ponte Morandi

Secondo quanto rivelato dalle indagini sul crollo del Ponte Morandi, i report sui rischi erano compilati seguendo logiche di risparmio.

Proseguono le indagini sul crollo del Ponte Morandi e il Tribunale del riesame ha giustificato l’accoglimento della richiesta della Procura di interdire alcuni tecnici e dipendenti dalla professione definendo i falsi report sul viadotto un “falso estremamente pericoloso“. Dalle indagini sono infatti emersi dei report falsati rispetto al pericolo reale di crollo del Morandi: la mancata manutenzione ne ha causato il crollo il 14 agosto 2018.

Ponte Morandi: le accuse

Aver riportato, anzi ricopiato, nei rapporti trimestrali i medesimi difetti e voti dei verbali precedenti, accampando la giustificazione che non si poteva entrare nei cassoni – argomentano i giudici -, integra una condotta di falso, per di più falso estremamente pericoloso“. Le motivazioni del Tribunale sono state rese note solo ieri, nonostante la sentenza sia stata pronunciata a novembre. Secondo i magistrati, “è stata fornita una posticcia copertura a gravissime inerzie, fonte di potenziali e rilevantissimi pericoli per la sicurezza dei trasporti e l’incolumità pubblica“.

“Aspi voleva risparmiare”

Aspi e Spea – spiegano i giudici – paiono proiettati a una logica di risparmio sui costi di manutenzione per trasmettere l’immagine di efficienza della rete evitando sia impegnativi interventi di manutenzione sia drastiche decisioni dell’organo pubblico di controllo, come la chiusura di tratti autostradali“. Sarebbero proprio queste le condotte contestate dai giudici inserite in una logica di illeciti “dettata da motivi di stretta convenienza commerciale” che comprende “disinvolta attribuzione dei voti circa i difetti delle opere ammalorate e la radicale omissione di ispezioni significative finendo per occultare situazioni concretamente pericolose“.