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Omicidio Janira D'Amato: ergastolo confermato per Alessio Alamia

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La Corte d’Assise d’Appello di Genova ha confermato la condanna all'ergastolo per l'ex fidanzato di Janira D'Amato, autore dell'omicidio.

Janira D’Amato fu uccisa con 49 coltellate nella sua casa, in piazzetta Morelli a Pietra Ligure, dal suo ex fidanzato Alessio Alamia, il 7 Aprile del 2017. Oggi, martedì 17 Dicembre 2019, la Corte d’Assise d’Appello di Genova ha confermato la condanna all’ergastolo per l’omicida. Confermata anche l’aggravante della premeditazione, così come l’assoluzione dall’accusa di stalking.

La famiglia di Janira si ritiene soddisfatta. I genitori, Rossano e Tiziana, hanno detto: “L’importante era che venisse confermato l’ergastolo”. Simone Mariani, il legale che assiste i familiari insieme a Fabrizio Biale, ha invece commentato: “L’ergastolo è una pena pesante che, però, ci stava tutta a prescindere da altre considerazioni. Lo stalking? Non importa, lo avevamo considerato un po’ più ‘sfumato’ tanto che come parte civile non avevamo impugnato quella sentenza. Siamo soddisfatti, ora confidiamo che la famiglia D’Amato possa passare un Natale non dico più sereno, ma almeno ‘liberatorio’ e non nell’attesa di giustizia”.

Omicidio Janira D’Amato

L’avvocato in difesa di Alamia, Laura Razetto, aveva chiesto di rivalutare la perizia psichiatrica, di concedere le attenuanti generiche e di eliminare la premeditazione. Ma nessuna delle tre richieste è stata accolta. L’avvocato ha commentato così: “Ora attendiamo le motivazioni, che arriveranno entro 30 giorni e poi sicuramente faremo ricorso in Cassazione. Siamo convinti della nostra tesi difensiva, e pensiamo che la pena sia eccessiva in relazione alla personalità dell’imputato e al suo difficile passato familiare”.

Nel corso del processo di appello, infine, Alessio Alamia aveva letto in aula una breve lettera in cui chiedeva scusa alla famiglia di Janira e sulla presa di coscienza della propria responsabilità. Durante il primo processo, Alamia aveva chiesto di potersi scusare guardando negli occhi i genitori della vittima, ma non aveva avuto il permesso.