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Coronavirus, psicosi a Sanremo: razzismo contro albergatore cinese

coronavirus a sanremo

Intervista a Davide Hann, albergatore cinese a Sanremo vittima di un episodio di razzismo dopo l'esplosione della psicosi coronavirus.

Mentre continua a salire il bilancio delle vittime di coronavirus (tra loro si conta anche Li Wenliang, il medico che per primo diede l’allarme e che per questo venne arrestato) e l’Oms avverte che serviranno oltre 670 milioni di dollari per far fronte all’epidemia, si moltiplicano anche i casi di discriminazione nei confronti di cittadini cinesi, turisti o residenti in Italia. La psicosi non si ferma neppure in occasione della 70esima edizione del Festival della canzone italiana. Abbiamo raggiunto Davide Hann, figlio del proprietario dell’Hotel Esperia di Sanremo, vittima – insieme al figlio – di episodi di razzismo da parte di chi ritiene lui e tutta la comunità cinese responsabili della diffusione del coronavirus.

Coronavirus, psicosi razzista a Sanremo

Nella settimana del Festival di Sanremo 2020 il suo albergo è al completo, tra turisti e addetti stampa. Proprio in questi giorni, però, è stato vittima di alcuni gesti discriminatori.

Quello che mi piacerebbe ricordare è che dal coronavirus, nella maggior parte dei casi, si guarisce. Dal razzismo invece no. Alcune persone stanno davvero esagerando, sia nei gesti che nelle parole. La trovo una cosa assurda. Speriamo che questa psicosi si esaurisca presto.

Cosa hanno fatto?

Mentre stavo passeggiando con mio figlio, alcune persone ci hanno visto e si sono alzate la maglia per coprirsi la bocca [come una rudimentale mascherina ndr] perché avevano paura di essere contagiati. Mio figlio mi ha chiesto: “Perché si comportano in questo modo?”. Io ho risposto solo: “Lascia stare, è così e basta”.

Un comportamento scorretto, soprattutto nei confronti di suo figlio.

Non c’è bisogno di dire niente a riguardo. Spero solo che tutto questo finisca presto.

Da quanti anni è in Italia e da quanti non torna in Cina?

Sono qui da 16 anni. Da allora sono tornato in Cina alcune volte, ma è diverso tempo che non torno.

Dopo questi episodi di razzismo che ha vissuto in prima persona, qual è il messaggio che vorrebbe lanciare?

L’unica cosa che vorrei è che riuscissimo a liberarci da queste forme di pregiudizio e non dire che tutti i cinesi sono dei virus.