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Gianpiero Kesten: "Così è nata la cover di Morandi su Salvini"

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In un'intervista a Notizie.it, Gianpiero Kesten racconta com'è nata la cover di "Sei forte papà" di Gianni Morandi.

Era il 1976 quando Gianni Morandi lanciò Sei forte papà come sigla finale di un noto programma televisivo condotto dallo stesso cantante e che ebbe un notevole successo. A 44 anni di distanza, la cover basata su questo brano indimenticabile di Morandi è stata riscritta e riadattata, dedicata all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sono bastate meno di 24 ore perché diventasse virale. A intonare il brano è il duo Di Stefano-Abichain e Gianpiero Kesten, ma l’autore del testo è il giornalista Gianmarco Bachi, conduttore de Il Demone del tardi su Radio Popolare. Abbiamo raggiunto telefonicamente Kesten (in arte Jam) per farci raccontare com’è nato questo tormentone musicale.

Intervista a Gianpiero Kesten

Ciao Jam, benvenuto su Notizie.it! Siamo veramente contenti di parlare con uno degli artisti geniali che ha interpretato “Il nero sul barcone, me lo prendi papà!”. Come ci si sente a diventar virali senza essere il Coronavirus?

Molto meglio del Coronavirus, immagino! Bene, anche se non ho ancora preso molta coscienza, perché da quando è andata in onda la canzone – cioè questa mattina – non ho praticamente avuto modo di stare su Internet. Perciò se tu mi dici che sono virale, ci credo!

Gianmarco Bachi ha scritto questo testo usando una canzone di Morandi, focalizzandosi su Matteo Salvini. La domanda sorge spontanea: come vi è venuto in mente a voi di Radio Popolare di mandarlo in onda? Siete impazziti? Perché Salvini si arrabbia tanto!

Speriamo! No, non è questo l’obiettivo, però Radio Popolare è fortunatamente una delle poche radio libere e, in quanto libere, siamo liberi di fare satira. Poi se si arrabbia, è perché non ha capito la battuta!

Siete riusciti a mettere nella stessa frase “Papete” e “Rackete”. Domanda: quanti mojitos ci sono voluti per arrivare a questa folgorante illuminazione?

Dovrei chiederlo a Gianmarco, ma conoscendo il mio caro collega, direi: è tutta roba auto-prodotta da sé.

Quindi tutta roba fatta da sobri?

Esatto, assolutamente. Credo che l’abbia scritta all’alba, tipo alle sei del mattino, prima di andare in onda, prima della sua trasmissione (Il Demone del tardi). Al massimo era pieno di caffè!

Comunque c’era qualche sostanza che ha alterato un po’! “Il marocchino si è ferito ma delinquerà”. Queste sono parole molto forti eh! Ma secondo te, in percentuale, quanti italiani credono a questa frase? Ecco le opzioni: 50% più uno degli italiani o uno su mille ce la fa?

Ahimè, 50% più uno. Assurdamente, il clima in Italia è dopato da tutta una serie di notizie e dalla cattiva abitudine di non documentarsi bene quando ci si informa. Ci si accontenta molto della roba che “ti arriva letteralmente addosso”: è la roba che arriva addosso sui social, su Facebook, su Instagram. E molti giovani – perché io sono anche a contatto con i giovani, facendo il formatore – ritengono sufficiente questo tipo di informazioni, senza andare oltre. Per cui non vanno a vedere di star guardando una notizia de “Il Fatto Quotidaino” piuttosto che “Il GioMale”, ci credono e basta.

Si è persa totalmente l’abitudine di andare a vedere, quantomeno, la veridicità di una notizia, anche perché fa comodo: la maggior parte delle persone adora credere che questa invasione di immigrati sia colpevole di tutto quello che non funziona in Italia. Se dici che l’invasione, in realtà, non esiste, ci rimangono molto male.

La satira in Italia

Ora siete diventati virali: ancora non lo sai ma è così! Siete all’apice del successo, non avete paura che la Bestia – qualunque cosa rappresenti – vi prenda e vi divori tutti?

No, qua a Radio Popolare non ci siamo mai fatti troppi problemi. E poi, tanto, durerà poco il video: lo so già. Perché quando ai tempi, sempre Gianmarco Bachi ed io facemmo – lui scrisse e io interpretai – “Pisapia Canaglia“, che viralizzò in tempo zero sui social, con un’altra frase simile a una serie di concetti espressi in questa canzone, venne segnalata per istigazione al razzismo e, quindi, immediatamente bannata. Poi, nel tempo dopo, riuscimmo a rimetterla online, ma ormai si era sgonfiato il momento. Siccome questa è strapiena di messaggi satirici che, volendo, potrebbero essere interpretati come istigazione al razzismo da qualcuno in malafede, sono abbastanza certo che durerà ancora poco.

Ma al momento avete avuto critiche o segnalazioni? Qualcuno vi ha scritto o si è lamentato?

Solo da Sinistra, dicendo una cosa non del tutto sbagliata: qualche parola utilizzata nella canzone rischia di essere davvero offensiva, al di là del contesto, anche se è all’interno di un contesto di satira. La parola con la “n” è una parola che neanche io uso volentieri, neppure per ridere. Penso che, però, in questo caso ci stesse molto: qualcuno ci ha fatto notare che, comunque, è una brutta parola. Anche per scherzo.

Il confronto con Checco Zalone

Questo caso fa venire in mente le polemiche che ci sono state a seguito del film di Checco Zalone. Quanto ci si può spingere con il politicamente scorretto? In che modo possiamo muoverci nella comicità in Italia?

Ti faccio una premessa: non ho visto il film di Zalone (Tolo Tolo, ndr). È sempre un tema in cui bisogna essere cauti, molto cauti, secondo me: dipende anche dai contesti. In quello italiano – purtroppo – c’è ancora spazio per fare della satira. Non vedo l’ora che arrivi il momento in cui sia del tutto fuori luogo, anche per scherzo, perché si arriva ad avere una conoscenza tale per cui non puoi usare una parola del genere per smuovere la coscienza, perché non ce n’è più bisogno.

Quello che voglio dire è che, tendenzialmente, bisogna essere molto cauti: la parola con la “n” e altri appellativi non andrebbero praticamente mai bene. Una canzone come questa, un testo come questo negli Stati Uniti non avrebbe fatto ridere per niente, perché là il razzismo ha tutta un’altra storia – anche molto più antica – e si è già arrivati al punto che non sono argomenti utilizzati per ridere. In Italia forse ancora in qualche contesto – facendo sollevare comunque qualche sopracciglio, com’è successo stamattina con la canzone – si può utilizzare, ma responsabilmente.

Avete già pensato a un’altra cover, ad altri protagonisti dello scenario italiano? Qualche suggerimento: Zingaretti, Papa Francesco Giorgia Meloni (anche se lei ci pensa da sola).

Io sono solamente una laringe al servizio del genio di Gianmarco Bachi: ogni tanto esplode e tira fuori un testo che sembra che gli venga facilissimo – e probabilmente è così – . Ho provato più volte a spingere e a dire “Facciamo un disco!” e lui mi dice “Magari”. Però, non è programmabile, non è prevedibile quale sarà il prossimo brano: Gianmarco è una sorpresa!