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Decreto Cura Italia, la denuncia di un imprenditore: "Serve solo a indebitarsi"

Federico Faranna

Federico Faranna, imprenditore nel settore turistico, spiega a Notizie.it tutte le falle del decreto "Cura Italia" e lancia un appello agli italiani per la prossima stagione estiva.

Federico Faranna è il proprietario di “Viaggi di Mare”, tour operator specializzato in vacanze, tour ed eventi in barca nella zona della 5 terre e arcipelago toscano. L’emergenza Coronavirus ha però messo in ginocchio la sua attività, su cui aveva recentemente investito in termini pubblicitari, anche all’estero. In quest’intervista a Notizie.it spiega le falle del decreto “Cura Italia” e lancia un appello agli italiani per la prossima stagione estiva.

Federico, quali sono le conseguenze sul settore turistico dell’emergenza Coronavirus?

«Purtroppo quest’emergenza sanitaria ha creato, soprattutto per il settore turistico, una problematica molto forte: c’è stato uno stop totale.

Giustamente la gente non viaggia più e quindi tutti gli investimenti promozionali che avevo fatto, partecipando a fiere internazionali e che a gennaio avevano iniziato a portare i primi frutti, sono stati vanificati. Tutte le prenotazioni, soprattutto dall’estero, sono state disdette».

Hai già stimato la percentuale di perdite?

«Abbiamo avuto il 100% delle disdette delle prenotazioni già effettuate da turisti stranieri. L’80% della nostra clientela infatti è straniera e quindi al momento impossibilitata a venire in Italia, invece gli italiani sono in attesa di vedere quello che succede. Per ora gli italiani che avevano prenotato hanno chiesto una sospensione della prenotazione, in attesa di quella che sarà l’evoluzione del tutto».

Ti saranno di aiuto i provvedimenti del decreto “Cura Italia”?

«Quando ho letto le prime indiscrezioni speravo, onestamente, che non fossero quelli i provvedimenti, che ci fosse qualcosa in più. Più che decreto “Cura Italia”, questo è un cerotto sulla situazione attuale. È un decreto con misure assolutamente insufficienti per andare incontro alle imprese (leggi qui tutti i provvedimenti del decreto “Cura Italia”).

Le piccole e medie imprese, come la mia, che fanno parte del tessuto economico dell’Italia, devono investire per mantenersi attive, per cui non riusciamo a risparmiare molto e abbiamo bisogno di fatturare quotidianamente per andare avanti.

Seicento euro una tantum di fronte a questa situazione non sono niente, è nulla una tantum. Anche il credito d’imposta del 60% dell’ammontare del canone di locazione del mese di marzo rappresenta una misura insufficiente. Il problema non è solo il mese di marzo, nel nostro settore abbiamo smesso di lavorare già a febbraio, poi sicuramente il lavoro non riprenderà subito ad aprile o maggio; speriamo che quantomeno a giugno, con l’arrivo della stagione estiva, ci sia una ripresa. Pertanto quale aiuto concreto ci può dare il credito di imposta pari al 60% dell’ammontare del canone di locazione di un solo mese? L’affitto intanto lo dobbiamo comunque pagare.

Questa non è una misura che può curare un’attività che in questo momento sta soffrendo. E altre iniziative a sostegno dell’imprese non ce ne sono: non c’è neanche la sospensione dei mutui e dei finanziamenti, che è necessaria e doveva essere immediata. Nonostante l’Abi già circa tre settimane fa abbia chiuso un accordo con le associazioni di categoria e quindi siano già operative, le banche non sono recettive.

Ti riporto la mia esperienza personale, che è quella di tante persone: siamo andati in filiale a chiedere la sospensione delle rate, ma non hanno le direttive dalla loro sede centrale per poter procedere. Per noi piccoli e medi imprenditori, invece, sarebbe stato molto importante.

Al contrario, ci sono misure che prevedono un accesso facilitato al credito, ma questa non è una soluzione! Vorrebbe, infatti, dire indebitarmi ulteriormente per pagare dei debiti che non posso pagare. Che sostegno è questo? Come posso rilanciare la mia attività se sto pagando dei finanziamenti per pagare dei finanziamenti?

Inoltre hanno stabilito la sospensione dei pagamenti, quindi dell’Iva, delle tasse di tutta quella che è la parte fiscale rivolta allo Stato, rimandandola al 31 maggio. Il problema è che se io non guadagno a febbraio, a marzo e nemmeno ad aprile, come posso in un’unica soluzione cumulativa pagare tutto quanto? Per noi è impossibile, se non abbiamo liquidità. E allora devo chiedere un altro prestito per pagare le tasse?

Lo stato dovrebbe venirmi incontro, e non lo fa. Mi dà la possibilità solo di indebitarmi».

Secondo te, quali misure sarebbero state davvero utili?

Oltre alla sospensione di mutui e prestiti, abbiamo bisogno di liquidità, per recuperare un periodo di inattività. Il settore turistico, soprattutto le agenzie di viaggi e i tour operator, in realtà è fermo da febbraio. Da quando ci sono state le prime avvisaglie, perché le persone giustamente vanno in panico e non pensano più ai viaggi, non sono più una loro priorità.

Si è, quindi, innescato un meccanismo di disdetta e gli acconti già versati sono soldi da ridare e questo genera un ulteriore disagio molto forte per noi.

Il sostegno economico non doveva essere di 600 euro una tantum, ma rapportato alle reali esigenze di un’attività, soprattutto in base al numero di dipendenti che giustamente vanno comunque pagati».

Quel è l’unico modo di salvare la stagione turistica 2020?

Nella migliore delle ipotesi, a giugno potremmo ripartire. Ma, considerando che gli altri Paesi europei e d’oltreoceano sono indietro almeno un mese rispetto a noi nell’emergenza sanitaria, vuol dire che il turista straniero sarà comunque impossibilitato ad arrivare, perché si troverà nel suo Paese ancora in una situazione di emergenza.

Escludendo il turismo straniero che sicuramente per l’80% non ci sarà, l’unica speranza è il turismo interno. Per questo spero che gli italiani, consapevoli di quello che è successo, quest’anno decidano di trascorrere le loro ferie in Italia. È l’unica speranza per il nostro settore turistico».