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Coronavirus, la proposta dei virologi per la riapertura in Italia

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Per avere la riapertura dell'Italia e superare la prima fase di coronavirus arriva una proposta scientifica da parte dei virologi.

Sulla riapertura dell’Italia – e conseguente passaggio alla fase 2 dell’epidemia coronavirus – si sta dibattendo parecchio nelle ultime ore. L’ultima proposta, in tal senso, arriva dagli scienziati: Roberto Burioni e un team di virologi hanno realizzato un vademecum, una vera e propria proposta scientifica, per consigliare il Governo Conte su quelle che dovranno essere le prossime misure da adottare. È indubbio che bisognerà convivere con il coronavirus finché non arriverà il vaccino. Per farlo, però, bisogna prendere tutte le accortezze del caso ed evitare di tornare a una situazione di collasso come avvenuto a cavallo tra febbraio e marzo. Roberto Burioni, insieme a Pier Luigi Lopalco e altri virologi, afferma: “Sarà importante iniziare rapidamente una discussione sulle strategie sanitarie a medio-lungo termine, che devono essere messe in atto per limitare i danni da coronavirus. Questo perché la strategia a breve termine, basata soprattutto sulle misure di isolamento e di distanziamento sociale della popolazione, non sembra essere sostenibile per più di alcune settimane”.

Coronavirus, riapertura Italia: proposta scientifica

Per convivere con il coronavirus e consentire la riapertura dell’Italia secondo Burioni e gli altri virologi: “Bisognerà creare una struttura di monitoraggio e risposta flessibile, MRF, dell’infezione da SARS-CoV-2 e della malattia che ne consegue (COVID-19) e, possibilmente, in futuro, di altre epidemie”. Lo si legge su Medical Facts. Questa nuova struttura, che dovrebbe operare sotto il coordinamento di Protezione Civile (PC) e Ministero della Salute (MinSan) e il supporto tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dovrà avere diverse caratteristiche, tra le quali la capacità e le risorse per poter eseguire un altissimo numero di test che dovranno essere sia virologici che sierologici nella popolazione generale asintomatica. Deve inoltre essere in grado di analizzare i dati in tempo reale.

Ma non è finita qui. Sono diverse, infatti, le proposte scientifiche degli esperti: “Rafforzamento della capacità regionale di sorveglianza epidemiologica, sotto forma di centri periferici di monitoraggio a diffusione capillare sul territorio e con messa a punto di sistemi di ‘epidemic intelligence’, che rilevino precocemente ogni segnale di accensione di focolai epidemici”. Inoltre, Burioni e gli altri virologi evidenziano come sarà necessario dare un: “Mandato legale di proporre in modo tempestivo e possibilmente vincolante provvedimenti flessibili in risposta a segnali di ritorno del virus”.

La proposta dei virologi

Ultima caratteristica della proposta scientifica che potrà consentire la riapertura dell’Italia è la condivisione: “Della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista”.

I virologi sono consapevoli che si tratta di un investimento importante per le casse dello Stato: “Ma sono risorse necessarie alla sua rapida implementazione nei prossimi quattro-sei mesi (personale, infrastruttura, test, analisi ecc…)”. Si tratta di un piano attuabile, a patto che vi sia anche il rafforzamento: “Del sistema sorveglianza-risposta a livello sanitario che essere accompagnato da un piano complessivo di limitazione del rischio di attivazione di focolai epidemici nei luoghi di lavoro e nel sistema educativo scolastico”.