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Coronavirus, scuola: a settembre in aula mattina, pomeriggio e sabato

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Gli studenti torneranno in aula solo a settembre e potrebbero farlo a turni: la scuola dopo il coronavirus.

Come cambierà la scuola dopo l’emergenza coronavirus? É opinione diffusa tra gli esperti che la didattica possa riprendere nella sua versione più classica, cioè in aula, solo a settembre sottolineando che anche in quel caso sarà necessario garantire le distanze di sicurezza tra gli studenti. Al momento non c’è la certezza che l’anno accademico in corso non preveda un ritorno in classe, il ministro dell’Istruzione Azzolina, in concerto con il governo e il comitato scientifico, ha fissato come data decisiva il 18 maggio. Solo allora sarà possibile avere un quadro più dettagliato della situazione e capire come sia meglio muoversi. Intanto si parla già di esami di maturità più snelli e da fare da remoto, con un’unica prova orale per i maturandi.

Coronavirus scuola: in aula a settembre?

Sono molte le ipotesi che si fanno in questi giorni in merito a quello che potrebbero essere le procedure da mettere in atto a settembre con l’inizio del nuovo anno accademico. Sul quotidiano la Repubblica si fa ad esempio riferimento a dei turni, da dividersi tra mattina e pomeriggio, che consentirebbero alle classi di non essere ammassate all’interno dello stesso istituto. Possibile anche che per recuperare la didattica si pensi di estendere le lezioni anche al sabato, lasciando fisso il limite settimanale di 24 ore di insegnamento, ma ripartendole diversamente, magari con lezioni da quaranta minuti piuttosto che da sessanta. Previsti anche cantieri per mettere in sicurezza gli edifici e per altri interventi strutturali che dovrebbero essere aperti in estate per permettere a docenti, studenti e personale amministrativo di rispettare tutte le norme indicate dagli esperti come armi principali per sconfiggere il Coronavirus, in primis la distanza sociale.

Il coronavirus impone dei cambiamenti alla scuola

Servirà naturalmente investire, si parla di una spesa necessaria di circa 3 miliardi di euro, necessari per presidi e sindacati anche per rinforzare gli stipendi dei professori che potrebbero dover essere a scuola sia al mattino che al pomeriggio. “La didattica a distanza non può bastare – ha detto sul tema il sottosegretario all’Istruzione Giuseppe De CristofaroBisogna fare tutti gli sforzi possibili per riportare in classe alunni e insegnanti. La didattica a distanza ha colmato i vuoti ma ogni giorni amplifica le diseguaglianze che già a scuola esistono. Il ministero deve insediare una task force al più presto e costruire un cronoprogramma per i prossimi mesi”.