> > Coronavirus, allarme nelle Rsa della Puglia: "Non sappiamo come fare"

Coronavirus, allarme nelle Rsa della Puglia: "Non sappiamo come fare"

coronavirus Rsa Puglia

Resta alta l'emergenza coronavirus nelle Rsa della Puglia: "Non sappiamo come fare. Venite a riprendere i vostri cari", fanno sapere dalle strutture.

Il Covid-19 non fa distinzioni di sesso ed età. Dagli inizi dell’emergenza sanitaria si è detto che i soggetti più a rischio sono coloro che hanno patologie pregresse e gli anziani, generalmente più deboli di fronte a un virus così potente. Il professor Remuzzi, esprimendosi sull’andamento del virus, non ha dubbi: “È vero che il Covid-19 colpisce soprattutto gli anziani”, ma è anche vero che “senza quella malattia sarebbero ancora in vita”. L’emergenza delle morti e dei nuovi positivi nelle case di riposo non si ferma. Morti e indagini sono soprattutto in Lombardia, ma il problema riguarda l’intera Italia. Da inizi febbraio, infatti, si registrano tra 6mila e 7mila decessi nelle Rsa: “Quasi la metà delle vittime aveva sintomi Covid”, fanno sapere dall’Iss. La magistratura ha disposto l’esame autoptico per chiarire le cause della morte dei pazienti. Tensione e allarme contagi resta alto: i tamponi ne sono la conferma. Interi reparti sono contagiati. I parenti delle vittime hanno denunciato quanto accaduto. A chi critica le scelte prese dalla Regione Lombardia, il governatore Attilio Fontana replica: “Nostra delibera su Rsa come quella del Lazio, ma attaccano solo noi”. L’allarme coronavirus resta alto anche nelle Rsa della Puglia, che faticano a gestire la situazione. I vertici delle strutture chiedono aiuto ai familiari dei loro ospiti: “Venite a riprendervi i vostri cari”.

Coronavirus, allarme nelle Rsa della Puglia

Fabio Margiglio, presidente regionale di Assoap, l’associazione delle strutture socio assistenziali pugliesi, ha lanciato un appello. “Aiutateci, non sappiamo più come fare, non possiamo resistere così a lungo. Venite a riprendervi i vostri cari, se potete. Riportarteli nelle vostre case, abbiate cura personalmente di loro, ha dichiarato. L’alternativa, ha proseguito, è recarsi “nelle residenze ad aiutarci, in barba ai divieti ma consapevoli che porterete il virus, fate la vostra scelta nel silenzio assoluto delle istituzioni che parlano con le loro circolari.

Continuando a negare le visite ai parenti, scelta presa per ridurre il rischio di contagio, il virus entrerà attraverso il personale asintomatico che man mano ricomincerà a vivere, a uscire, a vedere altra gente”, ha commentato Margiglio.

La sua è una richiesta d’aiuto: la situazione è allarmante e sta diventando ingestibile. Infatti, ha spiegato: Non abbiamo le armi per difenderci. Non le ha nessuno e se qualcuno le ha a noi non le danno”. Poi ha dichiarato senza mezzi termini: Per le strutture residenziali potrebbe essere la fine. Chi per sorte o perché ubicato in un paese risparmiato dalla diffusione del virus si è salvato, cadrà, anche se manterrà la struttura chiusa, anche se continuerà a negare le visite ai parenti, perché il virus entrerà attraverso il personale asintomatico”.

Quindi ha aggiunto: È impensabile immaginare di dover resistere per altri 6 mesi così, privando i parenti dalla possibilità di poter vedere i propri cari o facendo sapere loro al telefono che sono deceduti senza poterli rivedere o abbracciare”.