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Distanziamento sociale per bambini: a Varese arriva il braccialetto

Distanziamento sociale per bambini: a Varese arriva il braccialetto

Un braccialetto che vibra se non si rispetta il distanziamento sociale tra bambini: questa l'idea di un asilo di Varese, che ha suscitato polemiche.

Un braccialetto che vibra e si illumina quando i bambini si avvicinano troppo: è l’idea di un asilo di Varese per far rispettare il distanziamento sociale. L’idea è venuta al preside di una scuola d’infanzia nel Varesotto per limitare i contagi da coronavirus una volta tornati a scuola. L’idea però ha scatenato non poche polemiche.

Braccialetto vibrante per bambini all’asilo di Varese

Fabio Morandi, preside della scuola primaria di Castellanza ha pensato a un oggetto hi-tech per facilitare il rispetto delle misure di sicurezza tra i bambini. In particolare, ha pensato a un braccialetto che vibra e si illumina quando non viene rispettato il corretto distanziamento sociale. Il dispositivo verrà distribuito non solo ai bambini, ma anche al personale della scuola, come maestre, addetti mensa e pulizia. L’ipotesi del braccialetto era stata pensata anche per un’altra categoria a rischio, cioè gli anziani.

Il braccialetto ha poi un altro scopo: quello di monitorare i contatti tra chi lo indossa. In questo modo sarà possibile individuare chi è venuto in contatto con un caso che si è rivelato essere positivo al coronavirus, e quindi procedere al tempestivo isolamento.

Il braccialetto, però, non sarà gratuito. Il preside assicura il costo mensile sarà irrisorio per le famiglie, in modo da renderlo accessibile a tutti.

Braccialetto vibrante negli asili: la polemica

Il braccialetto vibrante, però, ha anche dei limiti, soprattutto nella formazione dei bambini. Il preside della scuola rassicura che il dispositivo verrà introdotto ai bambini con l’aiuto di una psicologa, per presentarlo come un gioco e non come una limitazione.

La coordinatrice pedagogica e presidente del comitato “EduChiAmo”, intervistata da FanPage, non è d’accordo. Cinzia d’Alessandro infatti sottolinea che questo strumento tecnologico potrebbe essere pericoloso per i bambini dai 3 ai 6 anni, perché limita la libertà alla socialità e la contatto coi coetanei attraverso la paura. Questo meccanismo potrebbe compromettere la socialità del bambino.

“Riprendere il contatto con i propri coetanei, ma farlo con questi dispositivi, è mostruoso, sembra un film di fantascienza. E il nostro ruolo di educatori viene praticamente ridimensionato a quello di secondini che controllano. Pensare di vietare loro la socializzazione è dannoso: a questo punto è meglio tenerle le chiuse le scuole”, dichiara Cinzia d’Alessandro.