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Fase 2: al lavoro 4 giorni a parità di salario? L'idea di Colao

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Fase 2, si tornerà a lavoro ma con turni di soli quattro giorni a settimana senza intaccare il salario. È questo il piano della task force di Colao.

Durante la fase 2 si potrebbe tornare a lavoro con una modalità completamente diversa e molto “americana”: solo quattro giorni a settimana, senza intaccare il salario. È questa l’idea, in tempi di Coronavirus, della task force guidata da Vittorio Colao per far ripartire la manodopera del mercato italiano. L’idea non piace a Confindustria né all’Ance, ma il tavolo che studia la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio, mixata con le attività formative che piace a Giuseppe Conte, va avanti e sono serrati gli incontri tra Vittorio Colao e i membri della segreteria di Cgil, Cisl e Uil, che ha allargato il tiro ad almeno altri sette punti, a partire dall’urgenza di rilanciare gli investimenti nelle infrastrutture scolastiche e della sanità pubblica.

Fase 2, lavoro 4 giorni a settimana

Qual è il piano sul lavoro per la fase 2? C’è chi pensa a far cadere il tabù delle 40 ore, lavorando 4 giorni la settimana e il quinto destinarlo alla formazione, utilizzando un fondo ad hoc che potrebbe essere costituito dal nuovo provvedimento da 280 milioni ed eventualmente utilizzando gli aiuti europei che devono conciliarsi con il temporary framework varato dalla Commissione Ue. Questa ipotesi di lavoro che allarma le categorie dei datori di lavoro, perché secondo i promotori consentirebbe di contemperare anche gli obblighi derivanti per la fase 2 da attuare in sicurezza.

Il riferimento è alla necessità di evitare assembramenti e quindi differenziare entrate, uscite e articolare il lavoro in turni, rimodulare gli spazi nell’ottica del distanziamento sociale compatibilmente con la natura dei processi produttivi. Questa priorità fortemente suggerita dagli scienziati fa avanzare tutte le soluzioni che permettano la ripresa e lo sviluppo della fase 2, anche a costo di piegare vecchi punti fermi. a fronte della riduzione di orario secondo il progetto dovrebbe essere garantito lo stipendio. Tra l’altro è stato sottolineato che non tutti i 20 milioni di lavoratori sono interessati alla riduzione, ci sono i 3 milioni del part time involontario, in maggioranza donne, che invece vorrebbero lavorare più ore.