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Gilet arancioni, figlia di vittima Covid-19: "Mi vergogno per loro"

Gilet arancioni figlia di una vittima

La figlia di una vittima del Covid-19 attacca i gilet arancioni che negano l'esistenza della malattia.

Da quando lo scorso weekend hanno manifestato in Piazza del Duomo a Milano, i Gilet Arancioni non sono mai usciti dalle polemiche. C’è chi li accusa per la loro totale assenza di rispetto delle norme sul distanziamento sociale, e che per le idee e il programma portato avanti dai leader di questo movimento nato sui gruppi Facebook. A guidarli è il Generale Pappalardo, ex generale dei carabinieri e sottosegretario alle finanze nel governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi, ruolo dal quale si dimise per essere stato condannato per diffamazione ai danni del comandante generale dei carabinieri Antonio Viesti. Oltre che favorevoli al ritorno della lira italica, i gilet arancioni si sono schierati dalla parte di coloro che negano la reale diffusione del coronavirus sostenendo addirittura che sia sufficiente lo yoga per curarlo. Parole molto inappropriate, soprattutto se ascoltate da chi, per colpa dei questa malattia, ha perso amici e familiari. La figlia di una vittima del Covid-19, Cristina Longhini, intervistata dal Corriere della Sera, si è così espressa sul tema dei Gilet Arancioni: “Mi vergono per loro”.

La figlia di una vittima del Covid-19 sui Gilet Arancioni

Cristina Longhini, farmacista che ha perso il papà a Bergamo per il coronavirus e che con altri ha creato il comitato Noi Denunceremo, ha detto: “Mi vergogno per loro e non hanno rispetto di tutte quelle vittime, di chi ha perso i propri cari. Cosa pensano? Che piangiamo per qualcosa che non è stato? A noi la vita è stata distrutta, di mio padre resta solo un sacco dell’immondizia, non c’è più, era sano e io devo spiegare a mio figlio che il nonno non c’è più per il coronavirus”.

“Siamo bloccati all’inverno, l’estate è arrivata ma non ce ne siamo resi conto. Tutti gli altri sono dei frustrati e sono in piazza senza mascherina, senza rispetto per i morti. Voglio vedere se hanno il coraggio di ripresentarsi in piazza”.