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La donna che accusa Paolo Massari: "Pensavo di morire"

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Rompe il silenzio la donna vittima delle angherie di Paolo Massari, ex assessore arrestato con l'accusa di violenza sessuale.

Rompe il silenzio la donna che sarebbe stata vittima di violenza sessuale da parte di Paolo Massari, ex assessore di Milano e in carcere al San Vittore da domenica 14 giugno con accuse gravissime. Al Corriere della Sera, infatti, l’imprenditrice ha raccontato per filo e per segno quello che è accaduto durante quei terribili 40 minuti.

Intanto, Paolo Massari, che sarà interrogato nella giornata del 16 giugno, si è da subito professato innocente. La donna, soccorsa dagli agenti nuda in strada, racconta per filo e per segno cosa è successo nella serata di sabato 13 giugno. “Ho sentito dire in giro che mi starei inventando tutto – ha iniziato nel suo lungo sfogo la donna – ma a quale pro e che vantaggio ne potrei mai trarre?”.

Il racconto della vittima di Paolo Massari

Secondo la donna, infatti, ci sarebbe chi starebbe parlando di esagerazione da parte sua solo perché: “Il rapporto sarebbe stato consenziente, starei esagerando in relazione a chissà quale perfida macchinazione…”. Anche perché l’imprenditrice dice di aver paura: “Che possa uscire il mio nome, che i miei genitori vengano a saperlo, che la mia famiglia… Certo, ero così consenziente che avanzavo senza vestiti alle dieci di sera, non a notte fonda, cioè senza nessuno in giro, e la cosa neanche mi interessava… Ero terrorizzata, volevo soltanto scappare… C’erano passanti, automobilisti, e io me ne fregavo, di essere nuda”.

La donna vittima di Paolo Massari racconta di un vero e proprio orrore: “Quel posto non era un appartamento, era un bunker. Ho avuto questa sensazione, quando ci sono entrata: un bunker. Una prigione dove anche se avessi urlato non mi avrebbero sentita. Dove sarei morta ammazzata. Sì, venire uccisa: è stato questo il pensiero che avevo, non tanto e non soltanto per la violenza in sé, quanto per eventuali peggiori conseguenze…”.

Tant’è che la donna imprenditrice pensava che quelli fossero i suoi ultimi minuti di vita: “I minuti trascorrevano lentamente, e nella mia testa hanno cominciato a formarsi gli incubi: ‘Mi fa fuori’. Non era suggestione, era una presa d’atto… Ero prigioniera, non scorgevo una minima via di uscita”.

La ricostruzione di quanto accaduto

Inoltre, la donna ha ricostruito anche quanto accaduto con Paolo Massari, così come fatto già con gli inquirenti. “Sono imprenditrice e Paolo aveva proposto un articolo di approfondimento sul mio mondo – racconta la donna -. Come molti, come moltissimi, sto pagando un prezzo alto alla pandemia, il lavoro non c’è, si fa fatica, le prospettive sono preoccupanti… Ci conosciamo da quando eravamo adolescenti, con Paolo, abbiamo frequentato il liceo Parini. Un tipo di conoscenza che rimane, nella vita, non ti vedi e non ti senti per anni poi capita che ci si ritrovi”.

Un aperitivo: “Molto bello, lo ammetto. Un momento piacevole. Il mio primo aperitivo dopo tutti questi mesi di isolamento in casa. Non c’è stato niente, in quei momenti al bar, che mi facesse immaginare un finale del genere… Ad ambedue andava di proseguire con una cena al ristorante. Paolo ha detto che siccome il tempo non era buono, era meglio prendere la macchina lasciando lo scooter a casa sua, lì vicino. Ci siamo andati, e una volta nel seminterrato è sceso il buio. Qualcuno pensa che abbia commesso un errore, che in un certo senso me la sia andata a cercare… A me, che una donna debba difendersi come se fosse lei la colpevole, che debba giustificarsi, fa schifo”.

Ed è lì che sono iniziate, improvvisamente, le violenze. “Paolo ha avuto una velocissima metamorfosi, ha iniziato a dare ordini e pretendere che li eseguissi, mi ha umiliata, voleva che fossi la sua schiava… Aveva quel ghigno, quel ghigno… Ero da un lato bloccata, paralizzata, e dall’altro ho deciso di gestire la situazione, di cercare di controllarla per quanto potessi, avevo quel pensiero fisso, sempre lo stesso: ‘Mi ammazza’”.

Ma a un certo punto una via di fuga per la donna “Forse appagato, si è fermato e ha acceso una sigaretta. La saracinesca del box, adiacente il seminterrato, aveva un pertugio alla base, non so neanche come sia riuscita a passarci, ma ci sono riuscita, ho percorso un vialetto, sono sbucata in strada… Lui era alle mie spalle, sullo sfondo. Calmo, rilassato. Ripeteva: ‘Rientra, non far la matta’. Non mi stupirei se ci fossero state altre donne. Che non hanno denunciato”.