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Covid, perché le previsioni della pandemia in inverno non sono buone

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Secondo uno studio italiano, le condizioni meteorologiche influiscono sul coronavirus: l'inverno sarà un periodo di convivenza con il Covid.

Meno ore di luce naturale, temperature in calo e freddo invernale. Le previsioni d’inverno della pandemia di Covid non sono rosee. Lo attestano diversi studi scientifici: con l’abbassamento brusco della colonnina di mercurio e la carenza di ore di luce solare il coronavirus attecchirà di più.

Meteo e Covid: il primo studio cinese

Le alte temperature e l’umidità frenano la propagazione del Covid-19. A marzo lo confermava una ricerca supportata dal National Key R&D Program of China e dalla National Natural Science Foundation of China. Esaminando il numero di riproduzione del coronavirus nel corso del tempo, gli scienziati hanno mostrato una regressione lineare nella trasmissione dei casi in ben 100 città della Cina, parallelamente con un aumento della temperatura. Il 6 marzo scorso, Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, aveva però espresso riserve sull’influsso delle condizioni climatiche sul Covid-19, definendolo non stagionale.

Pandemia di Covid: le previsioni d’inverno

Eppure, l’ultimo studio che fa riferimento alla stagionalità del coronavirus è quello presentato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dall’Università statale di Milano, dall’Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente (ARPA) della Lombardia e dall’IRCCS Fondazione Don Gnocchi. Il paper, dato alle stampe su Science, rivela una stretta correlazione fra l’andamento del contagio e le condizioni metereologiche. Le considerazioni sono scientifiche: la carenza di luce ultravioletta e le permanenza al chiuso sono fattori che incidono sulla catena del contagio. L’inverno si prospetta molto lungo.