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Il Covid cancellerà le Feste, non il Natale

natale coronavirus

Natale ormai è arrivato. Manca un mese, troppo tardi per recuperare. Impensabile, allo stato, un improvviso “libera tutti” durante le festività.

Natale col Covid, Capodanno in quarantena. Meno male che quest’anno Vanzina ha avuto il buon gusto di saltare un cinepanettone che, prestandosi a facili titoli da B-movie di cui qualche mese fa avremmo riso, sarebbe risultato davvero indigesto. Già abbiamo dovuto assistere alla cialtronata della canzone “Non ce n’è” della premiata ditta Mora-Chianello. Stiamo per entrare nella Storia. Purtroppo. E non c’è niente da ridere. I cinema sono chiusi e non è un film. In questi mesi la Rete ha ritirato fuori le foto dei nostri avi alle prese con le molte pandemie che fin dall’antichità hanno alleggerito il pianeta, dalla peste nera del 1346 alla spagnola del 1918: così noi, abitanti del palindromo 2020, saremo ricordati nei secoli a venire come “quelli del Covid-19”. E di tutte le “prime volte” col Covid, comandate e personali: la prima Pasqua col Covid, il primo compleanno, la prima estate. Per nessuno saranno legati a ricordi a troppo piacevoli. La situazione di soffocamento e costrizione rende ancor più stridenti quelle che, mentalmente, sarebbero giornate da dedicare allo svago, al relax, all’incontro. Fisico. Ma Natale è una festa diversa. Non è come le altre. È “la” festa, la più importante dell’anno. Chi ha avuto e avrà la forza di stare sereno e divertirsi, da solo o con quella manciata di affetti congiunti con cui da quasi anno convive e condivide tutto?

Il primo Dpcm fu firmato il 23 febbraio, il giorno in cui entrava il Carnevale. Altra festa dei bambini. Il premier Conte è stato chiaro illustrando l’ultimo, a novembre: “Non penso a veglioni, cenoni natalizi e balli”. E la situazione da inizio mese non è migliorata. Lockdown leggeri, light, alla tedesca o alla francese, mezze misure nazionali e coprifuoco locali, cartellini “rossi” e semafori colorati: sono serviti a poco finora e stanno andando in tilt. Non fa in tempo a entrare in vigore un’ordinanza ch’è già tempo di un’altra, la prospettiva del governo è a un paio di giorni. Tanto sopravvive ogni nuova misura: bollettini delle 17, alert dai pronto soccorso e invocazioni di scienziati non gli lasciano il tempo di agire. Inutile quindi fare pronostici su curve e picchi. Natale ormai è arrivato. Manca un mese, troppo tardi per recuperare. Impensabile, allo stato, un improvviso “libera tutti” durante le festività: ci risveglieremmo il primo gennaio con la terza ondata di Coronavirus che, unita a quella dell’influenza stagionale che deve ancora arrivare, farebbe collassare la sanità già stremata costringendoci a rintanarci peggio di adesso. Gli eventuali successi andranno stabilizzati, è fin troppo ovvio.

Natale ormai è andato e c’è una sola certezza: qualunque nuova disposizione, da qui al 25 dicembre, sarà in senso restrittivo. Lo sappiamo e in cuor nostro ci siamo già rassegnati. Feste coi tuoi, «sobrie e con poche persone» consiglia l’esperto del ministero della Salute, Walter Ricciardi. «Al cenone solo parenti di primo grado» prova a concedere la sottosegretaria, Alessandra Zampa. Fin troppi, secondo il fronte “duro” dei virologi alla Massimo Galli e Andrea Crisanti. Secondo quest’ultimo neanche la commercializzazione del vaccino, quando avverrà, comporterà da subito la fine delle costrizioni. Anche nella più rosea delle ipotesi – che arrivi davvero a inizio 2021 e sia somministrato gratuitamente alla maggior arte della popolazione – il siero non potrà sconfiggere definitivamente l’infezione prima di un altro anno. Lo stesso Anthony Fauci, il virologo americano massima autorità mondiale in tema, sostiene che saremo alle prese con il Coronavirus per almeno tutto l’anno prossimo. I titoli di coda sono lontani.

Non sarà facile rinunciare per la prima volta nella nostra vita ad appuntamenti – Natale e Capodanno – emotivamente così speciali, specie per i piccoli. Momenti importanti per la famiglia in un anno che finisce, in cui si fa il punto, il bilancio dei 12 mesi trascorsi e le aspettative sui 12 che verranno. Date deputate per eccellenza alla condivisione, allo scambio, di baci e regali, con parenti e amici che spesso rivediamo solo in queste occasioni. Saranno alberi con meno doni e tavolate con meno piatti, bicchieri, bottiglie, doni. Tanti lavoratori saranno obbligati a stringere la cinta, per farsi bastare il bonus fino a chissà quando. La tirerà anche chi se la passa meglio, in previsione di un futuro prossimo zeppo d’incognite. E poi si mangia e si beve di meno, quando c’è poca gente. Ti passa la voglia. Questo i più fortunati. Pensiamo a chi passerà le feste dentro e fuori gli ospedali: soccorritori e rianimatori delle ambulanze a raccogliere vittime per le case a sirene spiegate; familiari accampati agli ingressi dei pronto soccorso o in attesa, davanti al cellulare, dell’aggiornamento quotidiano in cui sapranno se il figlio, la moglie, il marito, il genitore è ancora vivo; e medici e infermieri, nelle corsie e nei reparti, con le loro vite in mano.

Saremo i primi, in tutto il mondo, ad aver vissuto la fine dell’anno in questa modalità, strozzata dall’allarme, tra la paura e il disperato bisogno di disfarsene. Sarà un sentimento inedito di gioia e ansia, allegria e inquietudine, nostra e di chi abbiamo vicino. Se non fisicamente, almeno nel monitor del pc che sistemeremo sulla tavola, per augurargli “Buon Natale”. Speriamo che questo diventi presto un ricordo da raccontare, ai prossimi Natali.