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Omicidio Regeni, avvisi di garanzia a quattro agenti segreti egiziani

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La procura di Roma ha emesso quattro avvisi di garanzia nei confronti degli agenti segreti egiziani accusati di aver rapito e torturato Giulio Regeni.

Nella giornata del 10 dicembre, con la conclusione delle indagini sull’omicidio di Giulio Regeni, la procura della Repubblica di Roma ha emesso quattro avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti agenti sei servizi segreti egiziani accusati di aver sequestrato e torturato il ricercatore friulano fino a procurarne la morte. I reati ipotizzati dai pubblici ministeri sono al momento quello di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravato.

Omicidio Regeni, emanati avvisi di garanzia

I quattro agenti segreti egiziani erano stati iscritti nel registro degli indagati due anni fa, venendo ritenuti dai Carabinieri i principali responsabili sia del rapimento di Regeni avvenuto nel 2016, sia della sua successiva morte causata dalle sevizie. Stando alla ricostruzione emersa a seguito delle indagini, le torture a cui fu sottoposto il ricercatore durarono diversi giorni e furono inflitte utilizzando tra gli altri oggetti roventi, pugni lame e bastoni.

Il futuro processo che verrà avviato potrà dunque vedere come imputati il generale Sabir Tariq e i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Tutti gli agenti sono accusati di sequestro di persona pluriaggravato, mentre per Sharif viene ipotizzato anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato.

Sarà difficile se non quasi impossibile tuttavia vedere i quattro fisicamente in un tribunale italiano, data la pressoché nulla disponibilità a collaborare da parte del governo egiziano, che anzi ha più volte in passato puntato il dito contro la scarsa professionalità dei magistrati di Roma non rispondendo peraltro a nessuna delle rogatorie internazionali. Persino la notifica di conclusione delle indagini è stata inviata agli avvocati difensori degli imputati, in quanto le autorità italiane non conoscono nemmeno il domicilio di questi ultimi.