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Galli: "Lockdown? Serviva prima, ora è tardi e triste"

Il lockdown serviva prima, parola di Massimo Galli

Il lockdown serviva prima, parola di Galli. L'infettivologo dell'ospedale Sacco ritiene che le nuove misure anti contagio siano tristi e tardive.

Il lockdown è tardivo e serviva prima, parola di Massimo Galli. E non solo, a parere del responsabile del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano il lockdown è “triste”. In più è tardivo per frenare l’impennata di contagi. Sulle nuove misure l’infettivologo, che le aveva già definite insufficienti , ha una sua teoria. Per lui sono come “martellate sugli alluci”. Le misure in questione sono quelle proposte dal Cts: zone gialle rafforzate e misure restrittive nel weekend sul modello di quelle usate a Natale. Inoltre zone rosse locali con regole più stringenti.

Galli sull’ipotesi di un nuovo lockdown

Insomma, un lockdown nella sostanza con qualche modifica formale. E Galli ha detto la sua in merito all’Adnkronos Salute: “Non fa piacere, non fa piacere affatto. Ed è terribile, pesante, triste, ma purtroppo è tardivo. Le misure drastiche servivano prima, se l’avessimo fatto sarebbe stato meglio per tutti”. Si parla ovviamente di provvedimenti molto più drastici dei precedenti, tuttavia l’infettivologo del Sacco non li accoglie benissimo. “Le accolgo, come tutti, con lo stesso gusto con cui mi darei martellate sugli alluci”.

Virus più rapido? È da vedere

In particolare sui vaccini il professor Galli aveva recentemente suggerito una cambio di passo, anche nella mappa delle somministrazioni. E in merito alla lettura che danno i clinici della velocità di contagio? “Non ci sono dati sufficienti per affermare che, in questa fase, ci sia una maggiore rapidità, rispetto al passato, nel decorso Covid che porta al decesso. Per fare queste affermazioni ci vogliono più evidenze scientifiche. Sono osservazioni che spesso sono date da cluster, da una serie di casi che si vedono in contemporanea, che magari sconcertano, che preoccupano, angosciano. Ma prima di fare affermazioni di questo genere tocca aspettare. E cercare di curare queste persone con tutte le attenzioni del caso”.