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Il cuore di Marta Russo continua a battere in Domenica Virzì

Marta Russo

Il 9 maggio del 1997 Marta Russo fu uccisa a colpi di pistola all’Università “La Sapienza” di Roma. Il suo cuore trapiantato continua oggi a battere nel petto di Domenica Virzì.

Venti anni fa, esattamente il 9 maggio del 1997, Marta Russo veniva uccisa a colpi di pistola mentre si trovava a passeggio con un’amica in un viale dell’Università “La Sapienza” di Roma. Il proiettile venne sparato dalla finestra di aula. Si trattava nello specifico dell’aula 6 dell’Istituto di Filosofia del diritto della Facoltà di Giurisprudenza. Secondo la sentenza d’appello del 2001, a sparare fu Domenico Scattone, un ricercatore della stessa università. Dopo cinque giorni di agonia, la studentessa morì in ospedale all’età di soli 22 anni. Ma i suoi genitori decisero, con un estremo atto di coraggio, di donare gli organi della figlia. Oggi il cuore di Marta continua a battere nel petto di Domenica Virzì, una signora di Enna che subì il trapianto.

Dal giorno del trapianto la mia vita è cambiata totalmente. Il cuore di Marta mi ha dato la forza per andare avanti. Ora batte tranquillo. Marta mi ha ridato la vita. Non avrei mai pensato di riuscire a vedere i miei nipotini, i miei figli crescere“. Questo è quello che ha raccontato la signora Virzì in un’intervista al Messaggero. La signora a soli trent’anni fu colpita da una grave malattia cardiaca. Solo grazie al cuore della giovane studentessa è ancora in vita.

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Dopo l’operazione – racconta ancora la signora al Messaggero – quando mi sono svegliata, mi sono sentita subito meglio. Stavo bene e ho avuto un unico desiderio: incontrare i genitori di Marta. Anche se la legge non consente di sapere chi è il donatore, il caso era talmente eclatante che mi hanno cercato anche loro. Il cuore di Marta mi ha dato la forza per andare avanti, per reagire all’operazione. C’erano anche quella mamma e quel papà da non deludere. Nei primi tempi ho temuto il rigetto, ma è andato tutto bene. Ora il cuore batte tranquillo. E giro le scuole con la mamma di Marta per spiegare l’importanza della donazione degli organi“.

Marta Russo: il caso mediatico

L’omicidio di Marta Russa fu al centro di un caso molto complesso caso. Ebbe una copertura mediatica eccezionale alla fine degli anni 90, sia per il luogo in cui era stato perpetrato, sia per la difficoltà delle prime indagini. Quelle stesse indagini che non riuscirono a trovare un movente. Si parlava nello specifico di diverse ipotesi mai confermate, come lo scambio di persona, il “delitto perfetto” o il terrorismo e infine lo sparo accidentale. Il caso dell’uccisione di Marta Russo viene ricordato anche per l’intervento di personalità politiche, soprattuto a causa dell’atteggiamento dei due pubblici ministeri, ritenuto da molti troppo inquisitorio.

Giovanni Scattone

Per il delitto, nel 2003 fu condannato in via definitiva Giovanni Scattone, per omicidio colposo aggravato. Un suo collega ricercatore, Salvatore Ferraro, venne condannato invece per favoreggiamento personale. Tutti e due si sono sempre professati innocenti. Nella prima sentenza si dice che Scattone avrebbe esploso un colpo erroneamente, tenendo in mano una pistola per motivi non conosciuti. Forse per provare l’arma, sparò contro un muro senza sapere che fosse carica. Il delitto venne definito colposo anche perché Scattone non avrebbe potuto esplodere un colpo mirato dalla posizione in cui si trovava. Il terzo indagato, Francesco Liparota, fu assolto dall’accusa di favoreggiamento dalla Cassazione. Altri indagati vennero assolti in primo grado.

[fonte: Wikipedia]