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Da mendicante al rigore parato a Ronaldo, un favola Mondiale

Beiranvand: da mendicante al Mondiale

Il portiere iraniano Alireza Beiranvand ha portato a Russia 2018 la sua incredibile storia. Dopo mille sacrifici e difficoltà, ha fermato CR7.

Nonostante un ottimo girone disputato, specialmente per quanto riguarda le due sfide con i giganti e favoriti Spagna e Portogallo, l’Iran ha già dovuto salutare il Mondiale con un terzo posto nel gruppo B, che comprendeva anche il Marocco, contro il quale era arrivata una vittoria nella partita inaugurale. Tuttavia, a dispetto dell’eliminazione, l’ultima gara giocata coraggiosamente proprio contro la nazionale lusitana ha visto brillare in particolare uno dei giocatori con la maglia iraniana, che ha realizzato un sogno che, soltanto pochi anni fa, sembrava a dir poco impossibile. Il protagonista in questione è il portiere dell’Iran, Alireza Beiranvand, capace nel secondo tempo di neutralizzare un rigore alla star portoghese Cristiano Ronaldo: un confronto impensabile da affrontare per l’estremo difensore, ancora più incredibile uscirne vittorioso. Prima di trovarsi di fronte a uno dei migliori calciatori al mondo, Beiranvand ha dovuto percorrere una strada lunga e in salita: nato in una famiglia di nomadi, è stato costretto a scappare di casa per realizzare il sogno di diventare calciatore, obiettivo raggiunto dopo tantissimi sacrifici e i lavori più disparati, dal lavaggio di macchine al cameriere.

Beiranvand, l’ex mendicante che ha fermato Ronaldo

Se dopo una stagione ricca di partite miliardi di persone sono disposte a rimanere incollate agli schermi per assistere alla Coppa del Mondo il motivo è soprattutto uno. Quello del Mondiale, infatti, è un palcoscenico aperto veramente a tutti, non soltanto alle star del calcio che si ammirano tutto l’anno.

Di conseguenza, poter seguire un Mondiale vuol dire anche scoprire storie di gente che si ritrova a poter rappresentare in proprio Paese dopo percorsi e sacrifici impensabili, sentendosi sullo stesso piano, almeno per 90′, di giocatori con fama e stipendio decisamente superiori.

Russia 2018 non fa eccezione, e la favola del portiere dell’Iran Alireza Beiranvand ne è una delle prove più evidenti. Lunedì 25 giugno, nell’ultima giornata del gruppo B, la nazionale asiatica ha pareggiato 1-1 con il Portogallo, risultato che ha sancito l’eliminazione iraniana.

Eppure, durante una sfida giocata a testa altissima dai ragazzi di Carlos Queiroz, il portiere Beiranvand ha toccato probabilmente il punto più alto della sua carriera quando a inizio secondo tempo ha bloccato un rigore di Cristiano Ronaldo. In seguito alla prodezza, il giocatore è stato ripreso dalle telecamere mentre, sdraiato, stringeva forte il pallone a sé: probabilmente era il primo a essere incredulo per quanto era appena accaduto.

Nato tra i nomadi

D’altronde, soltanto pochi anni prima, pensare di realizzare quel sogno sarebbe stato considerato una follia. Beiranvand nacque infatti nel 1992 nella provincia iraniana del Lorestan da una famiglia di nomadi, sempre alla ricerca di nuovi spazi verdi per il proprio gregge.

In mezzo al lavoro quotidiano al fianco della sua famiglia, il giovane riesce a infine a trovare a Sarabias una squadra locale con cui allenarsi e giocare: sarebbe un attaccante, ma a causa dell’infortunio del portiere si ritrova tra i pali, dove mostra abilità che sorprendono tutti. L’ostacolo più grande, però, è il suo stesso padre, che non accetta che Beiranvand si dedichi al calcio, non considerandolo un vero lavoro. Il genitore, come rivelato dallo stesso giocatore al Guardian, arrivò anche a strappargli le divise da gioco e i guanti, costringendolo a parare a mani nude.

Per inseguire il suo sogno, Beiranvand prese dei soldi in prestito da un parente per pagarsi il viaggio fino a Teheran, dove un allenatore di una società locale incontrato casualmente su un bus gli propone di allenarsi con la sua squadra in cambio di poco più di 30 euro, che il giovane però non possiede.

Senza un posto dove dormire, il ragazzo decide di passare la notte dormendo fuori dal campo sportivo di quel club per cui desiderava giocare a tutti i costi. Al risveglio, si accorge dei soldi donati dai passanti che, vedendolo per strada, lo avevano scambiato per un mendicante.

La determinazione di Beiranvand convinse infine quell’allenatore incontrato sull’autobus, che dà la chance al giovane portiere di entrare in squadra, dov’è supportato anche dai compagni. Per il periodo successivo, il ragazzo si allena e contemporaneamente svolge mestieri più disparati: da quello in una fabbrica di vestiti al lavaggio di macchine, durante il quale un giorno si ritrova a pulire la macchina di Ali Daei, ex giocatore del Bayern Monaco.

Nonostante gli incitamenti dei colleghi, Beiranvand si vergogna a chiedere aiuto al suo famoso connazionale, e continua così il suo percorso autonomamente, tra club come il Naft-Teheran, che lo accoglie prima di cacciarlo, e lavori come spazzino o cameriere in una pizzeria.

Quando, senza alcuna squadra, il giovane stava per rinunciare al suo sogno, è il tecnico della squadra under-23 del Naft-Teheran che gli propone di ritornare, dando via a un percorso in cui Beiranvand avrebbe cominciato a brillare, entrando a far parte delle selezioni giovanili dell’Iran e diventando il portiere della prima squadra del Naft.

Dopo una strada lunghissima, Beiranvand era arrivato dove sognava, ma non era ancora la fine. Le difficoltà lo avevano aiutato a giungere fin lì, così come quel gioco d’infanzia, il Del Paran, che consisteva nel lancio di pietre e contribuì a renderlo famoso. Nel 2014 fu infatti protagonista di un video virale in cui si vede il portiere effettuare un rilancio di circa 70 metri, servendo perfettamente un suo compagno che poi avrebbe segnato. Senza quelle ore infinite passate a tirare pietre da bambino, il ragazzo non ne sarebbe mai stato capace.

Dal 2015, Beiranvand divenne anche la prima scelta per la nazionale di Carlos Queiroz, riuscendo anche a mantenere la porta inviolata per 12 match delle qualificazioni. Il resto, con il debutto al Mondiale e quel rigore parato a Cristiano Ronaldo è storia. Anzi, una favola, a cui Beiranvand non ha probabilmente mai smesso di credere.