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Decreto dignità: stretta su delocalizzazioni e precariato

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Il decreto dignità approda in Consiglio dei ministri. Le norme contro il precariato, però, potrebbero mettere a rischio 900mila posti di lavoro.

Il decreto dignità approda finalmente in Consiglio dei ministri. Ad annunciarlo è Luigi Di Maio in conferenza stampa. All’interno del pacchetto nuovi paletti per le aziende che vogliono delocalizzare dopo aver preso però incentivi dallo Stato italiano ma anche interventi per modificare i contratti a tutele crescenti introdotti con il Jobs Act. Il provvedimento però potrebbe mettere a rischio 900mila contratti a termine. Il ministro del Lavoro sembra non sottovalutare la questione ed infatti ammette: “Il nostro obiettivo è abbassare il costo del lavoro”.

Decreto dignità in Cdm

Dopo averlo tanto annunciato, il decreto dignità arriva in Cdm. “Il preconsiglio dei ministri è oggi. Ma anche il Consiglio dei ministri è stasera perché non c’è solo il decreto dignità da discutere, ma anche altri temi” rivela infatti nel corso di una conferenza stampa Luigi Di Maio. In base alle ultime bozze in circolazione, visionate dall’Ansa, il provvedimento conterrà sicuramente delle modifiche alla misura che ha introdotto il redditometro e lo slittamento della scadenza dello spesometro dal 30 settembre al 28 febbraio 2019.

Dovrebbe essere poi confermato anche lo stop allo split payment per i professionisti e introdotte regole più stringenti sulla pubblicità al gioco d’azzardo. Tra le norme più attese del decreto dignità, però, la stretta sulle delocalizzazioni e “interventi sul contratto a tempo determinato e a tutele crescenti” introdotti con il Jobs Act.

Norme contro contratti precari

Il ministro del Lavoro presenterà un testo dove si prevede che tutti i contratti a tempo determinato non potranno avere più di quattro proroghe (oggi sono cinque). Il limite di durata massima, comunque, non potrà essere superiore a 36 mesi. Queste nuove norme saranno applicabili anche per i rinnovi dei contratti in corso. Inoltre, ristabilita l’obbligatorietà delle casuali in caso di contratti oltre 12 mesi o di rinnovo. Per disincentivare l’uso dei contratti precari, il dicastero ha ipotizzato un costo contributivo dello 0,5% in più rispetto all’1,4% che già è a carico del datore di lavoro e che finanzia la Naspi.

Le norme sui contratti a tempo determinato inseriti nel decreto dignità, però, potrebbero mettere a rischio ben 900mila posti di lavoro, quasi un terzo dei 2,86 milioni di lavoratori a termine. A segnalarlo Il Sole24Ore sulla base dei numeri analizzati dal centro studi Datagiovani. Ad aggravare la situazione, il fatto che le nuove norme andrebbero ad impattare anche sui contratti in scadenza a fine agosto.

Ed ecco perché Luigi Di Maio ammette che questo intervento “non potrà prescindere dall’abbassamento del costo del lavoro”. Il vicepremier pentastellato anticipa quindi che questa tematica verrà sicuramente discussa in sede di legge di bilancio. “Il nostro obiettivo – conclude il ministro del Lavoro – è abbassare il costo del lavoro per permettere alle persone di avere contratti con più tutele possibile e questo obiettivo richiede anche che le imprese devono smettere di spendere costi per la burocrazie per avere più risorse”.

Stretta su delocalizzazioni

All’interno del decreto dignità anche nuove norme per evitare le delocalizzazioni “selvagge”. Nella bozza previste infatti multe che vanno dalle due alle quattro volte all’aiuto ricevuto dallo Stato per le imprese che delocalizzano “entro cinque anni (inizialmente erano dieci, ndr) dalla data di conclusione dell’iniziativa agevolata”.

Inoltre, nel testo si legge che il beneficio dovrà essere restituito con gli interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali. Tale provvedimento è applicabile sia a quelle aziende che vogliono trasferirsi in Paesi extraeuropei che delocalizzare l’attività, anche in parte, in uno dei Paesi dell’Unione.