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Diana Biondi, il dolore dei colleghi dell'Università: "Basta. Parliamoci e aiutiamoci"

Diana Biondi

Il dolore dei colleghi d'università di Diana Biondi, trovata morta in un burrone. La giovane aveva finto di laurearsi.

Grande dolore per la morte di Diana Biondi, la 27enne trovata morta in un dirupo a Somma Vesuviana. La giovane si sarebbe gettata nel vuoto, togliendosi la vita, dopo aver annunciato che si stava laureando, ma non era vero.

Diana Biondi, il dolore dei colleghi dell’Università: “Basta. Parliamoci e aiutiamoci”

Grande dolore e sconforto per la morte di Diana Biondi, il cui corpo è stato trovato a Somma Vesuviana, in un dirupo, dai carabinieri, che la stavano cercando. La giovane si sarebbe tolta la vita gettandosi nel vuoto. Secondo quanto appreso, Diana non aveva completato il percorso di studi alla Facoltà di Lettere dell’Università Federico II di Napoli, per cui non avrebbe potuto discutere la tesi, come aveva annunciato. I suoi colleghi d’università hanno espresso tutto il loro dolore e la loro tristezza. “Non ce la faccio più a sopportare il peso di leggere di persone, miei coetanei e non, che hanno scelto di togliersi la vita perché sopraffatti dalla pressione sociale universitaria. Basta, sta diventando straziante. Quanti altri ragazzi dovremmo salutare prematuramente, prima che qualcosa cambi per davvero? Quanta altra retorica dovremmo leggere, prima ancora che qualcuno cominci a fare qualcosa sul serio? Basta. Parliamoci, guardiamoci, aiutiamoci” è il post che hanno condiviso sulla pagina Facebook “Spotted: Unina“, che raccoglie segnalazioni anonime degli studenti dell’ateneo.

Diana aveva detto di essere in Facoltà, ma non ha più risposto

La mattina di lunedì 27 febbraio Diana aveva detto alla famiglia che si sarebbe recata in facoltà, a Napoli, per alcune faccende riguardo la tesi di laurea e che sarebbe tornata nel pomeriggio. Il padre, quando ha visto che non tornava a casa, ha iniziato a telefonarle, senza ricevere risposta. La giovane ha poi mandato un messaggio al padre, rassicurandolo e dicendogli che era nella biblioteca universitaria. Dopo altro ritardo il padre ha provato di nuovo a chiamarla, ma lei ha risposto con un messaggio in cui spiegava di non poter parlare. Poi il silenzio. Per due giorni il cellulare è stato irraggiungibile, fino al tragico epilogo. “È il momento di essere comunità e raccogliersi attorno alla famiglia di Diana e stringerli in un abbraccio forte. Non lasciamoci andare a considerazioni e giudizi. Lasciamo agli inquirenti la ricostruzione degli eventi” sono state le parole del sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno.