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Pensioni, tanti saluti a Quota 100, la sperimentazione sta per finire e Mario Draghi punta ad agire senza clamore, ma con efficacia micidiale. L’esempio di quella che è la strategia del nuovo esecutivo lo avevano già dato le nomine di Curcio, Figliuolo e Gabrielli. Stoccate fulminee queste che fanno pensare come anche sui grandi dossier sociali Palazzo Chigi intenda agire spedito e ‘silente’. E il nodo pensioni è in cima all’agenda di Draghi.
Pensioni, addio a Quota 100
La data da cui non si può prescindere è quella del 31 dicembre, quando finirà la sperimentazione di Quota 100. Da questo punto di vista la ‘battaglia’ è dichiaratamente fra la linea Draghi e lo ‘scalone’ promosso da Matteo Salvini. Sul tetto dei 62 anni di età e dei 38 di contributi versati si spalmerà l’azione di governo del premier, che sarà perciò tecnica e politica al contempo. Nessuna proroga è all’orizzonte e quindi la questione resta, caldissima, in countdown sul tavolo dei grandi nodi da sciogliere.
Il pressing di Europa e sindacati
E l’Europa fa già la sua parte, la fa nella misura in cui promuove sollecitazioni che fanno il paio con il pressing del mondo sindacale. E qui si arriva al bivio: o si procede con un aggiustamento o ci si tufferà nel mood delle grandi riforme strutturali sul modello della Germania di Schroeder. Ma c’è anche un’opzione due: quella di intervenire sulle soglie per il pensionamento e sui coefficienti, però seguendo il binario predefinito delle contribuzioni.
Un nuovo Welfare all’orizzonte
La terza opzione potrebbe essere invece quella ventilata dal Sole 24 Ore: “Collocare l’intervento sulla previdenza all’interno della costruzione di un nuovo Welfare”. Una visione pragmatica che lo stesso Draghi aveva fatto balenare nel suo discorso alle Camere.