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Messico: uccisa Marbella Ibarra, pioniere del calcio femminile

Marbella Ibarra uccisa in Messico

Messico: ritrovata in un sacco di plastica con mani e piedi legati, oltre che segni di tortura, Marbella Ibarra, pioniere del calcio femminile.

Nuovo episodio di violenza in Messico: la polizia ha rinvenuto il cadavere di Marbella Ibarra, donna 46enne fondatrice del primo club calcistico professionista messicano, lo Xolas de Tijuana. Il suo corpo è stato ritrovato dalla polizia avvolto in un telo di plastica nelle vicinanze del comune di Rosarito, situato nei pressi di Tijuana e non troppo distante dal confine con gli Stati Uniti. La donna era scomparsa nel mese di settembre 2018, e la famiglia ha sostenuto da subito trattarsi di un rapimento. Il suo corpo mostrava evidenti segni di tortura. Al momento del ritrovamento gli agenti le hanno trovato mani e piedi legati, oltre a evidenti agli segni dei pestaggi subiti.

Gli inquirenti sono per il momento convinti che non vi sia una correlazione tra la sua attività di allenatrice e il rapimento. La donna nell’ultimo periodo si era dedicata ad una fondazione che si occupa di aiutare finanziariamente giovani giocatrici professioniste, in modo da dar loro la possibilità di fare provini anche con società non locali. Marbella Ibarra non era una giocatrice di calcio, ma un’estetista. E ha usato la rendita del suo salone di bellezza per finanziare la sua prima squadra femminile amatoriale, l’Isamar FC.

Marbella Ibarra e l’impegno per le donne

Ha successivamente fondato il Club professionistico Xolas de Tijuana, che almeno in principio si vedeva costretto a partecipare al campionato statunitense, dato che in Messico un campionato femminile ancora non esisteva. Fondamentale infatti il contributo della donna alla creazione di un campionato professionistico femminile in Messico, nato nel 2017.

Un impegno che non è però servito a salvarla dalla spirale di violenza nella quale si sta avvitando il Messico in questi ultimi anni, con un numero di omicidi che raggiunge cifre impressionanti. Il mese di luglio del 2018, con i suoi 251 omicidi, verrà infatti ricordato come il mese più violento della storia di Tijuana. Crimini violenti spesso collegati al traffico di droga, ma anche a rapimenti ed estorsioni, che sono all’ordine del giorno. Da quanto emerge, la donna ha subito settimane di prigionia prima di venire uccisa. È quindi possibile che, almeno inizialmente, l’intenzione dei rapitori fosse quella di chiedere un riscatto.

Il suo rapimento però ha sollevato un’ondata di risentimento nel paese. Perchè Marbella era molto ben vista da chi aveva avuto modo di conoscerla, ma, grazie alla forza delle sue battaglie, non solo. Sui social sono infatti tantissime le ragazze che, aiutate da Marbella, le lanciano un ultimo saluto. E che promettono di ora di proseguire la sua battaglia per l’emancipazione femminile, in un paese che alle ragazze offre veramente poche opportunità. Anche il mondo del calcio si stringe al suo ricordo e alla famiglia.