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Australia, medici sbagliano diagnosi: muore a due anni

Austalia famiglia upton

Un bambino di soli due anni è morto per cause ancora da accertare, dopo che i medici li avevano erroneamente diagnosticato una infezione virale.

Giunge dall’Australia la triste storia della famiglia Upton e del loro bambino, Arlo Jack, improvvisamente e misteriosamente morto senza che i medici riuscissero a fare niente per aiutarlo. Una di quelle storie che rappresentano uno dei peggiori incubi per un genitore.

La prima visita medica

Il bambino, racconta la giovane coppia di Brisbane, non aveva mai avuto particolari problemi di salute. Fino a quando, nel corso della giornata del 27 ottobre, Arlo non ha incominciato a tossire. Inizialmente i due hanno pensato trattarsi di un semplice raffreddore, ma visto il rapido peggiorare delle sue condizioni hanno comunque deciso di prendere un’appuntamento dal medico. “Aveva 39°C di febbre, e nonostante gli avessimo dato alcune medicine, non mostrava segni di discesa”, racconta la madre. “Il medico di ha detto che probabilmente si trattava di una forma di infezione virale, e di tenere duro che sarebbe passata”.

La seconda visita in ospedale

I genitori quello stesso pomeriggio, non convinti dalla prima diagnosi e vedendo peggiorare le condizioni del figlio, hanno deciso di portarlo all’ospedale. Ma anche lì hanno ricevuto la stessa risposta: infezione virale.

Il bimbo, racconta la coppia, il giorno successivo “Voleva solo dormire”. Finchè, martedì, le cose hanno cominciato a precipitare.

Il precipitare della situazione

“Era veramente pallido, e la zona intorno alla bocca era diventata di un colore bluastro. Abbiamo immediatamente chiamato l’ambulanza” spiega la madre 34enne. I paramedici gli hanno dato dell’ossigeno, e lo hanno caricato sul mezzo di soccorso per portarlo il più velocemente possibile all’ospedale pediatrico di Brisbane. Ma durante il trasporto il piccolo è andato in arresto cardiaco. L’ambulanza si è fermata a bordo strada per permettere l’arrivo sul posto di altri medici. Otto uomini hanno provato a rianimarlo per 30 minuti, prima di vedersi costretti ad attaccarlo ad un respiratore artificiale.

E nonostante nella giornata successiva il bimbo mostrasse alcuni segni di ripresa, alle 5 del mattino di giovedì 1 novembre “Arlo è stato colpito da un pesante attacco. “Il suo cervello era morto, e i medici, a quel punto, non hanno potuto fare altro che dichiararlo cerebralmente morto” racconta la madre. “Abbiamo dovuto pensare a come fargli dire addio dalla sua sorellina, e tutte quelle cose orribili che speri di non dover mai pensare” racconta. E prosegue: “Abbiamo passato alcune ore a cantargli delle canzoni, a fargli delle coccole e a parlargli, prima che gli spegnessero il respiratore”.

L’ipotesi di sepsi

I dottori, data la velocità con cui sono apparsi i sintomi, hanno inizialmente ipotizzato trattarsi di sepsi. “La più grande paura di un genitore. Avevo sentito parlare di sepsi, ma non ne sapevo un granché”, dice la madre. In effetti neonati e bambini sono due gruppi considerati a forte rischio, secondo l’Australian Sepsis Network. Secondo il dottor Naomi Hammond, membro dell’associazione, “La metà di tutti i casi di sepsi registrati in Australia, e un terzo dei decessi causati da questa infezione, colpiscono bambini fino a quel momento perfettamente sani”. E prosegue, affermando che “Se la sepsi è diagnosticata per tempo può essere efficacemente tratta con antibiotici. L’infezione può svilupparsi molto rapidamente, specialmente nei bambini, diventare letale nel giro di veramente poco” conclude.

In Australia ogni anno vengono curate per sepsi circa 18.000 persone, 5000 delle quali muoiono in seguito alla malattia.

Possibilità genetica

I medici hanno anche ipotizzato però che la morte del figlio potrebbe essere da imputare ad una mutazione genetica chiamata LPIN1, una condizione trasmessa geneticamente che può portare a sviluppare gravi danni muscolari. Per saperlo, i genitori dovranno attendere per sei settimane i risultati dell’autopsia. Se dovesse essere confermata la diagnosi della malattia genetica, i due dovranno sottoporsi a test medici per capire chi sia il portatore. E sopratutto dovranno capire se anche la loro altra bambina, solo qualche di anno più grande di Arlo, sia portatrice dello stesso male.