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Gerusalemme, USA chiudono consolato ad uso dei palestinesi

ambasciata Gerusalemme

Gli Stati Uniti chiudono il consolato di Agron Street, canale tra Washington e l'Olp, subordinando le attività all'ambasciata in Israele.

Gli Stati Uniti proseguono i lavori per avere un’unica sede diplomatica a Gerusalemme, a seguito del trasferimento dell’ambasciata da Tel Aviv. Il consolato generale, adibito principalmente come principale canale di comunicazione tra Washington e Abbas (presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e quindi ad uso dei palestinesi, è stato chiuso.

USA chiudono consolato

Da lunedì 4 marzo 2019 gli USA accorperanno le attività del consolato di Agron Street (nella Gerusalemme Ovest) con quelle dell’ambasciata con sede nel quartiere di Arnona. La decisione era stata anticipata nell’ottobre 2018 dal Segretario di Stato Mike Pompeo. La conferma ufficiale della fusione è stata data invece dal portavoce del Dipartimento di Stato aggiunto Robert Palladino.

Il consolato è stato usato nel corso degli ultimi decenni come principale canale di comunicazione tra l’amministrazione degli Stati Uniti e la leadership palestinese. Come sottolinea haaretz.com, con questa mossa il consolato smetterà quindi di agire come una missione diplomatica indipendente ed i palestinesi saranno costretti a rapportarsi con un’entità che è subordinata all’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, David Friedman.

Verrà creata quindi un’Unità per gli affari palestinesi, ma Palladino assicura che “ci sarà completa continuità dell’attività diplomatica e dei servizi consolari degli Stati Uniti durante e dopo la fusione. Non segna un cambiamento della politica degli Stati Uniti su Gerusalemme, la Cisgiordania o la Striscia di Gaza”.

Le reazioni dell’Olp

Rassicurazioni che non soddisfano pero l’Autorità Palestinese. Il segretario generale del comitato esecutivo dell’OLP, Saeb Erekat, avverte che l’amministrazione Trump sta continuando a minare in questa maniera il processo di pace.

La dirigente Organizzazione, Hanan Ashrawi, è stata ancor più dura affermando che la fusione “non è una decisione amministrativa. È un atto di assalto politico contro i diritti e l’identità palestinese”. “E’ una negazione dello status e della funzione storica di quel Consolato, mantenuti per quasi due secoli” dichiara infine.