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Hasakeyf, addio alla città millenaria in Mesopotamia

hasankeyf

L'acqua sommergerà un importante sito archeologico. Previsti importantissimi danni ambientali e storici.

E’ ufficialmente iniziato il processo di sparizione sott’acqua di Hasankeyf, sito nel sud-est della Turchia, nella valle del Tigri. Nel sito archeologico oggi vivono circa 6 mila persone, costrette però ad abbandonare le loro abitazioni per andare a vivere nei nuovi condomini appena costruiti fuori dalla cittadella per permettere l’invaso del sito a seguito della costruzione di una diga e una centrale idroelettrice. L’idea di costruire una diga è stata lanciata in realtà nel 1954 dall’Ente per i lavori idraulici dello Stato con l’obiettivo di “sviluppare le fonti di acqua e le terre“. In un secondo momento si è però aggiunto anche il progetto della centrale idroelettriche. I progetti negli anni hanno scatenato importanti discussioni sul costo delle opere e l’eventuale danneggiamento del tessuto sociale ed economico dell’area.

Le polemiche

Non si tratta solo di impatto ambientale o di opere storiche che verranno sommerse dalle acque, ma anche di un problema reale per gli abitanti del villaggio, come ha spiegato un giornalista: “Negli ultimi anni, circa 450 abitanti di Hasankeyf hanno fatto ricorso al tribunale perché hanno definito “basso” il valore che lo Stato gli riconoscerà una volta che saranno distrutte le loro abitazioni. I ricorsi sono stati accolti e definiti “accettabili” dal tribunale, ma nella relazione sulla fattibilità dell’opera non si parla di ciò.

Danno storico e ambientale

La realizzazione della diga, comporterà gravissimi danni sia ambientali che sociali. Si parla infatti della scomparsa di un grande patrimonio archeologico insostituibile. Le conseguenze saranno inoltre deforestazioni, erosione del suolo e riduzione degli abitanti a sfollati. Dal punto di vista del patrimonio storico, va detto che più di 5 mila grotte e cavità e 300 tumuli che ancora non stati esplorati e studiati, rimarranno tali per l’eredità.

Da precisare inoltre che la riduzione dell’afflusso delle acque del Tigri alimenterà anche il degrado delle zone umide e paludose irachene, già colpite fortemente dal cambiamento climatico.