> > Chicchi di grandine a forma di coronavirus, strano fenomeno negli Usa

Chicchi di grandine a forma di coronavirus, strano fenomeno negli Usa

grandine-coronavirus

Decine di persone negli Usa hanno documentato chicchi di grandine a forma di coronavirus, ma il realtà si tratta di un fenomeno facilmente spiegabile.

Arriva dagli Usa una notizia che mostra come la psicosi da coronavirus stia portando molte persone a vedere il minaccioso agente patogeno anche nei più insospettabili elementi della vita quotidiana, come ad esempio nei chicchi di grandine. Nelle ultime settimane si sono infatti moltiplicate negli Stati Uniti le segnalazioni di chicchi dalla bizzarra forma a raggiera, rassomigliante in alcuni casi a quella del coronavirus. Pur nella sua curiosità il fenomeno meteorologico è tuttavia ampiamente spiegabile, come hanno dimostrato gli esperti interpellati dai media.

Usa, chicchi di grandine a forma di coronavirus

Le testimonianze degli strani chicchi di grandine sono giunte soprattutto dopo due violente perturbazioni avvenute entrambe negli Stati Uniti, una al confine con il Messico e un’altra verificatasi invece nel mese di aprile nello stato del Michigan.

In tutti e due i casi numerose persone hanno immortalato i chicchi dall’inequivocabile forma, pubblicando su internet le immagini incriminate ignari che simili fenomeni avvenivano anche negli anni precedenti. È il caso ad esempio di una grandinata avvenuta in Kansas nel 2004, nella quale era stato rinvenuto un chicco a forma di coronavirus del diametro di 13 centimetri.

La spiegazione del fenomeno

A svelare l’arcano ci ha pensato il meteorologo spagnolo José Miguel Viñas, che intervistato da 20minutos.es ha affermato: “Quando c’è una tormenta, la grandine che si forma inizialmente ha una forma sferica, ma sulla sua superficie si vanno ad accumulare strati di ghiaccio a partire da un primo ‘embrione’. […] Nelle tormente più forti, in cui la grandine ha già un diametro importante, lo scontro tra le sfere di ghiaccio fa sì che queste si uniscano in agglomerati più grandi che non avranno una forma semisferica, ma più simile a quella di una stella o, se volete, di un coronavirus”.