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George Floyd, l'autopsia della famiglia conferma la morte per asfissia

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L'esito dell'autopsia commissionata dalla famiglia ha confermato che George Floyd è morto per asfissia, come inizialmente presupposto da molti.

Nella giornata del primo giugno è finalmente giunto l’esito dell’autopsia sulla morte di George Floyd commissionata dalla famiglia dell’uomo. L’esame autoptico ha confermato l’ipotesi inizialmente ventilata da molti e cioè che Floyd è morto per asfissia a causa delle pressione prolungata sul suo collo del ginocchio del poliziotto Derek Chauvin. Per la precisione, il comunicato ufficiale diffuso dall’avvocato dei familiari di Floyd dichiara che si tratta di: “Un omicidio causato dall’asfissia provocata dalla compressione della schiena e del collo che ha portato alla mancanza di flusso sanguigno al cervello”.

George Floyd, l’esito dell’autopsia dei familiari

La nuova autopsia sul corpo di George Floyd era stata richiesta dai familiari dell’uomo dopo che il primo esame ufficiale aveva escluso l’ipotesi dell’asfissia come causa della morte, attribuendo invece il decesso a una combinazione di patologie cardiache pregresse e “Potenziali sostanze intossicanti presenti nel suo corpo”. L’autopsia è stata eseguita dal celebre anatomopatologo Micheal Baden, noto negli Usa come “il medico legale delle celebrità” e per aver svolto l’attività di consulente nei processi sugli omicidi di John Fitzgerald Kennedy e Martin Luther King.

George Floyd rimase ucciso lo scorso 25 maggio durante una procedura di arresto condotta da alcuni poliziotti della città di Minneapolis, nello stato del Minnesota. Dopo l’arresto, l’agente Derek Chauvin ha immobilizzato Floyd a terra tenendo premuto il ginocchio sul suo collo per quasi dieci minuti, fino all’evidente perdita di coscienza dell’uomo che è stato successivamente dichiarato morto poco dopo.

Continuano le proteste negli Usa

A seguito della morte di Floyd sono attualmente in corso violente proteste in decine di città degli Stati Uniti, con situazioni particolarmente critiche a New York (dove il governatore dell’omonimo stato Andrew Cuomo ha disposto il coprifuoco) e a Washington Dc. Proprio nel distretto federale una cinquantina di poliziotti sono rimasti feriti negli scontri, costringendo le autorità a trasportare il presidente Donald Trump al sicuro nel bunker sotterraneo della Casa Bianca.

Lo stesso capo di Stato Usa ha esortato i governatori dei vari stati ad agire con fermezza contro i rivoltosi prima che sia troppo tardi, non esitando ad apostrofarli come idioti durante una videoconferenza: “O prendete in mano la situazione o state sprecando il vostro tempo. […] Dovete dominare se non lo farete vi travolgeranno”.