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Libano, si dimette il governo: evitata la sfiducia del parlamento

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Poco dopo le ore 19, il Primo Ministro libanese Hassan Dieb ha ufficializzato in diretta nazionale le dimissioni del suo governo.

Dopo giorni di lento stillicidio in cui diversi suoi componenti avevano abbandonato i loro incarichi ministeriali, il governo del Libano ha finalmente rassegnato le proprie dimissioni, consegnando così il paese mediorientale a elezioni anticipate in uno scenario di grave crisi economico-sociale. L’esecutivo guidato da Hassan Diab si è trovato infatti fino a questo momento stretto tra due diversi fronti, con la capitale Beirut ancora gravemente danneggiata dall’esplosione dello scorso 4 agosto e le successive proteste che da giorni si stanno susseguendo nelle strade.

Libano, il governo si è dimesso

L’annuncio delle dimissioni del governo Diab è stato dato dal ministro della Salute Hamad Hassan al termine di una riunione di gabinetto, aggiungendo che l’ormai ex Primo Ministro Hassan Diab si stava recando presso il palazzo presidenziale dove ha consegnato le dimissioni direttamente nelle mani del presidente Michel Aoun. Poco dopo le 19, Dieb ha ufficializzato le dimissioni dell’interno governo in diretta televisiva.

Nei giorni precedenti fu lo stesso premier Diab, entrato in carica lo scorso 21 gennaio in sostituzione di Saad Hariri, a ventilare l’ipotesi di dimissioni dell’esecutivo e di ritorno alle urne: “Non possiamo fare uscire il paese da questa crisi senza un nuovo mandato popolare”.

Nei palazzi della capitale non tutti vedono tuttavia di buon occhio l’uscita di scena dell’attuale governo tramite dimissioni. Tra questi il presidente del parlamento Nabih Berri, il quale avrebbe preferito che il governo fosse rimasto in carica almeno fino al prossimo giovedì per poterlo sfiduciare direttamente in Aula. In questo scenario infatti, l’esecutivo di Diab sarebbe stato riconosciuto effettivo responsabile dell’esplosione che ha devastato il porto di Beirut.

Le parole degli ex ministri

Una posizione quella di Berri condivisa anche dai quattro ministri che nelle ore precedenti avevano deciso di dimettersi dal loro incarico e uscire quindi dall’esecutivo, tra cui la ministra dell’Informazione Manal Abdel Samad, che intervistata da Mtv ha dichiarato come il governo non sia stato in grado: “Di fare nulla se non nascondere la negligenza. […] La bomba atomica che ci è esplosa a causa della corruzione, della negligenza e della cospirazione deve far sì che nessuno resti seduto sulla sua poltrona. Oltre ad Abdel Samad, gli altri ministri a essersi dimessi sono stati quello delle Finanze Ghazi Wazni, quella della Giustizia Marie-Claude Najm e quello dell’Ambiente Demianos Qattar.

Parole analoghe sono state pronunciate dal ministro dell’Interno Mohammad Fahmi, anche lui favorevole alla sfiducia parlamentare: “Inizialmente, subito dopo l’esplosione [nel porto di Beirut, ndr], ero favorevole alle dimissioni del governo perché mi sembrava logico. Ma oggi che siamo sotto pressione dimettersi significherebbe sottrarsi alle proprie responsabilità. È vergognoso fuggire davanti alle proprie responsabilità”.