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Giada Di Filippo aveva chiesto di festeggiare la laurea

giada di filippo

La giovane aveva organizzato tutto fin nei minimi dettagli. Domani i funerali nel suo paese di origine.

Ha raccontato a tutte le persone che le erano vicine di essere in procinto di laurearsi e ha organizzato tutto fin nei minimi dettagli. Giada Di Filippo si è tolta la vita lanciandosi dal tetto di Monte Sant’Angelo, un edificio parte del complesso dell’Università Federico II di Napoli che la ragazza ha frequentato. Eppure Giada ha scelto le bomboniere da distribuire a parenti e conoscenti. Ha chiesto al padre di organizzare il pranzo per festeggiare la laurea: il ristorante era stato prenotato e avvisati gli invitati. Poi la giovane ha pensato a quale vestito scegliere e, infine, la preparazione dal parrucchiere. Tutto era pronto, in quella che è stata definita una finzione, ma che probabilmente era solo una prigione insostenibile. Un mondo che non esisteva forse, ma che l’ha logorata.

L’ultima telefonata

Giada è stata iscritta alla Facoltà di Farmacia da tre anni ma non ha sostenuto esami. Non risulta iscritta all’anno accademico 2017-18: non è quindi passata in segreteria a pagare le tasse di inizio anno e a consegnare i documenti. Il luogo in cui avrebbe dovuto discutere la tesi è sbagliato: nell’aula, davanti alla quale si erano trovati parenti e amici, si laureano gli studenti di Scienze Naturali. I genitori e il fidanzato la stavano cercando. Il ragazzo, con il quale la giovane stava già progettando le nozze, l’ha chiamata al cellulare. Inspiegabilmente, Giada ha risposto: “Sono qui, alza la testa, mi vedi?”. E poi si è lanciata nel vuoto. “Di Giada conoscevamo il sorriso dolcissimo, ma non immaginavamo la fragilità” ha detto il sindaco di Sesto Campano (Isernia), il paese di origine della ragazza.

Il funerale

Nessuna delle persone vicine a Giada ha capito i suoi propositi suicidi e nessuno ha scoperto che la giovane non ha frequentato l’università. Il padre, un maresciallo dei carabinieri in pensione, si tormenta e si accusa di non aver colto eventuali segnali o richieste d’aiuto che forse Giada aveva mandato. La procura di Napoli sta indagando sul caso, ma con ogni probabilità la ragazza si è suicidata per il rimorso che nutriva. Non è stata prevista neanche l’autopsia. Il corpo di Giada è tornato a casa; giovedì 12 aprile si celebrerà il funerale presso la chiesa di sant’Eustachio Martire. Nella stessa giornata, sarà proclamato il lutto cittadino.

“Non tenetevi dentro il disagio”

Non è la prima tragedia di questo tipo di cui si ha notizia. Ogni persona può avere un attimo di difficoltà che rischia di sovrastarla. “Studiare significa seguire la propria intima vocazione. Il percorso di studi pone lo studente di fronte a se stesso” ha scritto Guido Saraceni, docente di Filosofia del diritto e di Informatica Giuridica presso l’Università di Teramo. Scegliere di impegnarsi in una disciplina è un continuo dialogo con se stessi quindi. Dovrebbero ricordalo i ragazzi, in primo luogo, per non lasciarsi schiacciare dal peso delle aspettative, soprattutto quelle altrui. “L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è un’affannosa corsa a ostacoli verso il lavoro”. Nicola Pasquino, professore dell’Università Federico II di Napoli (la stessa cui era stata iscritta Giada), in una lettera aperta consiglia agli studenti di parlare, “(…) non tenetevi dentro il disagio, la paura del giudizio altrui, perché le difficoltà nello studio non possono, non devono essere motivo di vergogna. Parlatene, affrontate i vostri mostri insieme a chi ritenete vi possa dare una mano”.