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Google inizierà a cancellare gli account inattivi dal 1 dicembre 2023. Il gigante tecnologico ha inviato una mail per informare gli utenti della direttiva.
Google, da dicembre gli account inattivi saranno eliminati
La società californiana ha aumentato la soglia di inattività a due anni per tutti gli account associati a prodotti e servizi della piattaforma. Se, quindi, il profilo di un utente è rimasto inattivo per un periodo superiore e non è stato utilizzato per accedere a nessuna applicazione, sarà soggetto a cancellazione. È da sottolineare che questo non è applicabile se l’account è stato utilizzato per i prodotti e i servizi di Google, anche se non è stato effettuato l’accesso diretto.
Cosa fare per evitarlo
Per garantire la continuità dello stato attivo del proprio account, l’approccio più semplice è quello di accedervi almeno una volta ogni due anni. Le operazioni possibili sono molteplici. Si può semplicemente leggere o inviare mail, usare l’account per accedere ad un’app, utilizzare Google Drive, ecc… Nel caso in cui un account venga etichettato come inattivo, però, Google invierà una serie di mail di promemoria sia agli utenti che ai loro indirizzi di recupero, qualora siano stati forniti. I remainder saranno spediti almeno 8 mesi prima di qualsiasi azione.
Cosa succedere dopo l’eliminazione
L’azienda informatica ha annunciato l’operazione tramite un comunicato ufficiale. Una volta che un account Google viene cancellato, non può essere recuperato. Anche l’account Gmail associato viene eliminato e non può essere utilizzato per creare un nuovo account. Il fine è quello di limitare i problemi di sicurezza dei profili Gmail. Quelli più obsoleti, infatti, non utilizzano il sistema dell’autenticazione a due fattori e sono più soggetti al rischio di essere hackerati. Il pericolo, tuttavia, non è tanto per il vecchio profilo quanto per tutti i siti e le applicazioni ad esso collegati. “Questi account sono spesso vulnerabili e, una volta compromessi, possono essere utilizzati per qualsiasi cosa, dal furto di identità a un vettore di contenuti indesiderati o addirittura dannosi, come lo spam” ha dichiarato il colosso di Mountain View.