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Governo Casellati, perché alla fine Berlusconi vince sempre

Casellati Berlusconi

Il mandato esplorativo è stato conferito a Maria Elisabetta Alberti Casellati dopo la consultazione al Quirinale con Sergio Mattarella.

Sergio Mattarella è rimasto chiuso in Quirinale durante tutte le consultazioni. Due turni, prima le coalizioni di rilievo, poi i gruppi politici di “seconda fascia” senza mai poter sporgere il naso fuori dalle porte del colle. Nell’arco di due settimane il Presidente della Repubblica è giunto stremato al verdetto finale: Elisabetta Casellati ha ricevuto l’incarico di individuare la maggioranza di governo tra gli schieramenti di centrodestra e del Movimento 5 stelle. Così si è aperta l’era della tanto agognata e decantata terza repubblica alla Di Maio. Alla fine vince sempre Forza Italia e di fatto ha vinto, ancora una volta, Silvio Berlusconi. Dopo il mandato conferito, risuonano più chiare le parole del cavaliere pronunciate al termine del secondo turno di consultazioni nel suo personale show sulla democrazia. Non un’accusa alla molta (troppa) demagogia Salviniana premiata dal voto degli elettori ma, un avvertimento ai giornalisti presenti durante la conferenza “Riconoscete chi è veramente democratico da chi non lo è” poi un pregevole augurio probabilmente rivolto tra le righe a Mattarella “Buona fortuna”.

maria elisabetta alberti casellati

Perchè Elisabetta Casellati

Ma attraverso quali circostanze Casellati si trova ora a rivestire la carica di capo del governo? La sua elezione a Presidente del Senato è stata frutto di un accordo interno tra i vincitori del 4 marzo 2018. Insieme Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno deliberatamente stretto l’accordo che guidava le nomine della seconda e terza carica dello stato. Se Roberto Fico è stato eletto Presidente della Camera dei Deputati anche grazie ai voti della Lega, Elisabetta Casellati si trova ora a guidare il paese nel mandato esplorativo anche perchè a ergerla a carica dello stato sono stati i pentastellati. Il nostro capo del governo è laureato alla Pontificia Università Lateranense, pasdaran del cavaliere e una convinta attivista incensurata (anche se nella storia della cronaca politica italiana in molti ricordano la marcia di Casellati ai piedi del tribunale di Milano per gridare all’innocenza di Silvio Berlusconi nel processo Ruby). Chissà se ci sarà e quale sarà il commento di Laura Boldrini (Presidente della Camera del governo Renzi) che dal neoeletto Presidente del Senato aveva ricevuto un sonoro “Non chiamatemi Presidentessa” quasi a invocare un femminismo al contrario, fatto di diritti riconosciuti e tracotanti autorità di una seconda carica statale che ha toccato appena l’estremo attivismo femminile quando ha assunto sua figlia presso il Ministero della Salute.

La Dimaiocrazia è figlia del Berlusconismo

La Dimaiocrazia popolare ha creato l’effetto onestà d’inciucio senza però prevedere il colpo gobbo di Forza Italia. “Non potranno fare un governo senza di noi [..] Dovranno parlare con noi [..] Il premier sarà M5s” Ecco le false illusioni di un candidato al governo, che pur ricordando di essere il primo partito in Italia, ha dimenticato la linea politica del suo gruppo, ha disilluso le aspettative dei suoi elettori, ha cambiato il suo programma e soprattutto ha stretto un sodalizio in sordina con i nemici giurati della Lega. Il Movimento pentastellato non ha fatto in tempo a proporre la modalità di contratto politico merkeliano (che fino a poco tempo prima tanto odiavano) che ha visto davanti ai propri occhi un Mattarella nelle vesti di Ponzio Pilato. Un governo esplorativo indirettamente di Forza Italia vuol dire ministeri alla Lega, ostruzionismo ai 5s (dopo il rifiuto al corteggiamento iniziale) e vittoria di un Berlusconi che nonostante l’interdizione (con scadenza 2019) è politicamente invincibile. Mattarella dopo tutti gli accordi e i passi indietro del dopo elezioni avrà pensato “Se lo facciano LORO il governo”. Frase che inconsciamente conduce al riferimento cinematografico del momento, perchè la comunicazione berlusconiana ha fatto breccia nella più alta carica dello stato.

Ha vinto il cavaliere

Lui è la par condicio, è stato in tv, in radio e pure sui social. Il contratto c’è stato anche questa volta e lo si è catalogato sotto il nome di Patto di San Valentino perché l’appellativo Contratto con gli italiani aveva acquisito ormai un sapore stagionato (di 17 anni), un appeal troppo retrò, non adatto ai millennials di centrodestra e troppo poco dolce rispetto al nuovo accordo d’amore siglato negli studi di Vespa. La retorica televisiva: la stessa del dopo Craxi, la stessa del ventennio Berlusconiano, la stessa comunicazione vincente, pionieristica, fatta da un nonno (all’anagrafe) per i nonni di tutta Italia e dello Stato. Il leader di Forza Italia spegnerà ottantadue candeline nel 2018. Sei anni di interdizione, settantadue mesi (di cui sei passati insieme ai suoi coetanei a Cesano Boscone) per covare il piano di risoluzione definitiva, trecentododici settimane per evitare un putsch: un disegno perfetto, maniacalmente completo e invisibile agli occhi degli impreparati. Il triumvirato è bello e basta solo che non funzioni. Euro si, euro no, euro forse e poi ancora Fornero si, Fornero no e Fornero forse: nonostante le distanze abissali a proposito della visione da condividere con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Berlusconi è riuscito a ricostruire un centrodestra unito e vincente senza neanche giocare in prima linea, anche se avrebbe voluto. “Pronto a candidarmi l’anno prossimo” e il successivo broncio del carroccio: Casellati sarà la chiave di volta dei prossimi 5 anni di politica italiana.