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Governo Meloni, il ministro Roccella sull'aborto: "Dal femminismo ho imparato che non è un diritto"

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Il ministro Roccella ha parlato di ciò che ne pensa sull'aborto, ripercorrendo anche il suo percorso. Ha spiegato perché sostiene che non sia un diritto.

Era il 1975 quando Eugenia Roccella scriveva un libro dal titolo “Aborto, facciamolo da noi”. Il nuovo ministro della famiglia è figlia di uno dei fondatori del partito Radicale, Franco Roccella e durante i suoi anni giovanili entra a far parte del Movimento di Liberazione della Donna (MLD), tanto da divenirne leader.

A ripercorrere il percorso fatto dal nuovo ministro è stata la giornalista Loredana Lipperini sulle pagine del quotidiano Stampa. Roccella, alla luce di ciò, ha risposto su quelle stesse pagine spiegando nel dettaglio qual è la sua idea sull’aborto, precisando al contempo di “non aver rinnegato nulla”.

Meloni, Roccella: “L’aborto non è un diritto. L’ho imparato dal femminismo”

Nel ripercorrere proprio quegli anni Eugenia Roccella ha spiegato: “Parlavamo di diritto? Sì, lo facevamo. In realtà erano i radicali a farlo, a differenza delle femministe storiche, e spesso erano accusati di tradire lo slogan femminista («nessuna legge sul nostro corpo») chiedendo, appunto, una legge”.

“Anche allora l’aborto non era la nostra massima aspirazione”

Il ministro alla Famiglia ha poi proseguito spiegando che sull’aborto c’era l’idea che fosse in qualche modo un male necessario: “Al di là del clima gioioso che c’è sempre nelle manifestazioni, l’aborto non era vissuto come una rivendicazione orgogliosa, piuttosto come una disperata via di fuga, non un diritto, ma un potere iscritto nel corpo. Non è al Mld che ho imparato che l’aborto non è un diritto, ma attraverso il femminismo della differenza”.