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Green Pass, Garante della Privacy: “Via libera a controllo identità da parte degli esercenti”

Garante Privacy

Il Garante della Privacy ha dato il via libera al controllo dell’identità dei possessori del Green Pass effettuato dai titolari di bar e ristoranti.

Il Garante della Privacy ha ufficialmente riconosciuto ai titolari di servizi pubblici e strutture ricettive la possibilità di richiedere un documento di identità per verificare la validità del Green Pass mostrato dai singoli possessori del certificato verde.

Green Pass, Garante della Privacy: “Via libera a controllo identità da parte degli esercenti”

Nel pomeriggio di martedì 10 agosto, il Garante della Privacy si è pronunciato in merito alla possibilità dei titolari dei servizi pubblici e delle strutture ricettive di verificare l’identità dei possessori del Green Pass, per accertare la validità del certificato verde. A questo proposito, l’autorità amministrativa indipendente italiana ha riconosciuto agli esercenti il diritto di attestare la validità del documento divenuto obbligatorio in Italia a partire da venerdì 6 agosto.

Green Pass, Garante della Privacy: la richiesta della Regione Piemonte

L’intervento del Garante della Privacy si è reso necessario in seguito a un quesito posto dalla Regione Piemonte circa l’opportunità o meno dei gestori di bar, ristoranti e altre attività commerciali di richiedere un documento di identità per appurare la validità del Green Pass esibito dai clienti.

Rispondendo al quesito, quindi, il Garante della Privacy ha dichiarato che “i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi” sono autorizzati ad accertare l’identità dei possessori del certificato verde attraverso la richiesta di un documento identificativo.

Il Garante, inoltre, ha anche precisato che “le figure autorizzata alla verifica dell’identità personale sono quelle indicate nell’articolo 13 del Dpcm 17 giugno 2021”. Nell’elenco, sono compresi anche i titolari di bar e ristoranti.

Infine, è stato comunicato che gli esercenti potranno controllare i dati dei titolari del Green Pass ma non potranno effettuare alcun tipo di raccolta dei dati sensibili dei possessori della certificazione verde.

Green Pass, Garante della Privacy contro il ministro dell’Interno

Il pronunciamento del Garante della Privacy si pone in netta opposizione rispetto a quanto comunicato dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

La questione, infatti, era stata affrontata dal ministro dell’Interno circa 24 ore prima della sentenza dell’autorità amministrativa indipendente italiana. In questa circostanza, annunciando l’imminente diffusione di una circolare in fase di preparazione, Luciana Lamorgese aveva affermato: “I titolari dei locali pubblici dovranno controllare il lasciapassare, ma non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti – e aveva aggiunto –. Andare al ristorante con il pass è come andare al cinema e mostrare il biglietto e nessuno pretende che gli esercenti chiedano i documenti. I ristoratori non devono fare i poliziotti. Ci saranno controlli a campione nei locali insieme alla polizia amministrativa”.

La reazione degli esercenti alle dichiarazioni del ministro dell’Interno

L’intervento del ministro, tuttavia, è stato commentato dai gestori dei servizi pubblici che hanno deciso di esprimere le proprie perplessità.

Pertanto, il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE), Roberto Calugi, aveva segnalato: “Apprezziamo le parole del ministro ma è bene che si faccia chiarezza: se qualcuno esibisce un Green pass di un’altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione. Chiediamo di modificare la norma o almeno emanare una circolare ministeriale”.

Green Pass, la Circolare del Viminale

La circolare diffusa dal Viminale è stata diramata al fine di chiarire tutti i dubbi annessi all’applicazione del decreto con il quale è stato introdotto il Green Pass obbligatorio per accedere a locali pubblici al chiuso, in vigore a partire dallo scorso 6 agosto.

A questo proposito, è stato sottolineato che i titolari di bar e ristoranti non sono tenuti a verificare i documenti di identità dei propri clienti per appurare la validità del certificato verde. Ciononostante, come rivelato dalla circolare del Viminale, gli esercenti sono in diritto di richiedere il documento nel caso in cui si abbiano validi motivi per dubitare che l’identità del possessore del Green Pass coincida con il cliente che desidera accedere al locale.

Di conseguenza, il prefetto Bruno Frattasi, capo di gabinetto del Viminale e firmatario della circolare, ha precisato che “in caso di palese falsità, il gestore o il titolare possono chiedere di controllare la corrispondenza dell’identità”.

Sulla base delle indicazioni rilasciate tramite la circolare del Viminale, poi, la verifica del possesso del Green Pass da parte di tutti i potenziali clienti che vogliono partecipare “alle attività per le quali essa è prescritta” è stata descritta come “vero e proprio obbligo”.

Inoltre, la circolare del Ministero dell’Interno specifica anche quanto segue: “Deputati alla verifica: pubblici ufficiali, addetti ai servizi di controllo delle attività di spettacolo in pubblici esercizi, titolari di strutture per l’accesso ai quali è prescritto il possesso di certificazione verde”.

A questo, si aggiunge che “la verifica dell’identità della persona in possesso del Green Pass è discrezionale”. Essa diventa, invece, obbligatoria in caso di palese abuso o contraffazione.

Green Pass, esercenti: richiesta documento di identità in caso di sospetta falsità del certificato

Per quanto riguarda la posizione dei titolari di bar, ristoranti e altri esercizi commerciali, intanto, la posizione della categoria è stata chiaramente espressa dal presidente della FIPE, Roberto Calugi, che ha asserito: “Ci auguriamo che la nostra ‘richiesta’ del documento di identità, come si legge nel decreto di giugno, avvenga solo in caso di palese contraffazione del certificato. E, se il cliente si rifiuta, chiameremo le forze dell’ordine. Non possiamo sostituirci a un pubblico ufficiale”.

Inoltre, il presidente Calugi ha anche ribadito che, nel caso in cui gli esercenti dovessero ricevere sanzioni legate a un simile contesto, “valuteremo ricorsi, ma sarà il nostro Consiglio direttivo a decidere”.