> > Ilaria De Rosa resta in carcere per uno spinello: la vittoria dell’Arabia S...

Ilaria De Rosa resta in carcere per uno spinello: la vittoria dell’Arabia Saudita contro l'Italia

image 1038e5a6 2ea5 4405 9043 fdca8ead08d8

Confermata la condanna per droga e spaccio di sostanze stupefacenti. Il caso della hostess italiana in Arabia

La strategia del governo italiano di farla espellere dall’Arabia Saudita non ha funzionato. La hostess Ilaria De Rosa, arrestata per uno spinello, con accuse che non stanno neppure in piedi, resterà in carcere. La giovane italiana di 24 anni è stata condannata dal tribunale di uno Stato che è tra i peggiori al mondo per corruzione e negazione dei diritti civili. Altro che “rinascimento arabo“.

Ilaria De Rosa è stata condannata a 6 mesi in Arabia

La sentenza di appello del 17 agosto ha confermato la condanna per la 24enne trevigiana. La ragazza, assistente di volo per la compagnia lituana Avion Express, partecipò a una festa con amici nel maggio scorso. Secondo le autorità saudite aveva con sé una modica quantità di hashish. Nonostante il basso quantitativo di stupefacente reclamato dall’accusa, in qualsiasi Stato civile sarebbe stato logico pensare che fosse per uso personale. E invece i giudici hanno deciso che resterà in carcere per 6 mesi, in un centro detentivo a 45 chilometri dalla capitale Riad, con l’accusa di “detenzione” e “spaccio di sostanze stupefacenti”.

L’Italia impotente davanti a uno Stato ricco e corrotto

La sua vicenda assurda ha visto il coinvolgimento del Consolato e delle autorità italiane, che però non sono riuscite a riportare Ilaria a casa e al sicuro. Il tentativo di farla espellere, messo in atto in primavera, non ha funzionato.

Inoltre la ragazza ha sempre respinto le accuse, che non reggono davanti alla testimonianza di tre amici che erano in sua compagnia durante la festa.

Il problema non riguarda solo l’accusa, che se anche fosse vera si tratterebbe comunque di uno spinello per uso personale. La vera questione è che Ilaria è finita stritolata dagli ingranaggi di una delle macchine della giustizia più corrotte al mondo (54esima nel ranking di Transparency International).

Peggio ancora il fatto che sia donna, poiché in Arabia Saudita le donne sono torturate e anche giustiziate per qualsiasi ragione che non sia ammessa in uno Stato sottosviluppato sul piano dei diritti civili. In questo Paese non è neppure ammesso farsi una canna, figuriamoci se sei donna. Mentre agli uomini è concesso di tutto, purché lontano dagli occhi, compresa la droga che consumano nell’ipocrisia delle mura domestiche dove la donna è schiava dell’uomo.