> > Imprenditore digitale, Claudio Rossi: "La pandemia ha portato la voglia di me...

Imprenditore digitale, Claudio Rossi: "La pandemia ha portato la voglia di mettersi in gioco"

Claudio Rossi Imprenditore Digitale

Claudio Rossi presenta "Imprenditore Digitale" soffermandosi sul ruolo che la pandemia ha avuto nello sviluppo di questa professione.

Pubblicato il 21 settembre 2021, dopo soli tre giorni il libro di Claudio Rossi Imprenditore digitale è il più scaricato nella categoria E-book su Amazon: in un’intervista a Notizie.it ci ha raccontato la sua carriera e i plausibili motivi dietro a questo successo.

Claudio Rossi presenta “Imprenditore Digitale”

Il tuo Job Title è “imprenditore”: cosa vuol dire essere un imprenditore e cosa vuol dire farlo nel 2021?

Nel mio libro descrivo la figura di imprenditore come quella del capitano di una barca che crea il mezzo con i suoi marinai e lo conduce nella direzione del luogo in cui vuole andare riuscendo a sopportare, grazie alla sua squadra, sia i momenti di mare grosso sia quelli di cielo sereno e vita pacifica. Fare l’imprenditore oggi vuol dire quindi essere alla guida di questa barca che è sempre più digitale e dà l’opportunità a chiunque si avvicini al mondo digitale di trasformare le proprie passioni e le proprie esperienze in business seguendo il metodo che io suggerisco sulla base dei miei vent’anni di esperienza.

Quali sono le tue imprese?

La mia impresa più grande è stata nascere da una famiglia umile, con due genitori che hanno solamente la licenza elementare, e riuscire a diventare imprenditore già da giovane, sfatando un po’ il mito per cui diventa imprenditore chi è figlio di imprenditori. Da giovane ho studiato ragioneria e ho iniziato a lavorare tutte le estati da quando avevo 15 anni, ho continuato un percorso di studio negli aspetti finanziari e dopo essermi laureato ho fatto diverse esperienze di studio e lavoro all’estero. Già allora avevo iniziato a vendere i primi accessi a internet proponendo alle aziende di collegarsi con i vecchi modem a 56k e di realizzare per loro le prime pagine web, dopodiché ho accettato il mio primo lavoro in banca. Ho però capito che la realtà bancaria e in generale quella da lavoro dipendente non era ciò che mi appassionava.

In quegli anni – era il 1999-, ho invece percepito che internet era il mondo nuovo che stava rivoluzionando il modo di lavorare e ho avuto l’opportunità di essere impiegato in uno dei primi portali internet, CiaoWeb, una società appena nata con i finanziamenti dell’allora gruppo Fiat. Qui ho avuto la responsabilità del canale viaggi e quindi la possibilità di realizzare una delle prime agenzie virtuali: fortunatamente i viaggi sono stati una delle prime cose che si è venduto online, e quindi il mio canale ha riscontrato un buon successo.

Come spesso accade nella vita, l’economia è poi cambiata è la società per cui lavoravo ha deciso di disinvestire del progetto e mi sono trovato dopo un anno e mezzo a cercare un nuovo lavoro. L’ho trovato continuando a formarmi e iniziando a lavorare nel mondo della telefonia mobile, in particolare in Wind. Qui ho fatto una bellissima esperienza di lancio di tutti i primi servizi a contenuto (gli sms informativi e le suonerie) e ho capito che c’era una rivoluzione in questo mondo.

Dopo tre anni di lavoro in Wind, nel 2004 ho deciso di iniziare a fare impresa fondando, insieme ad un’altra persona, Neomobile. Si tratta di una delle società che da pioniere ha realizzato i primi servizi cosiddetti di mobile commerce con l’obiettivo di collegare gli operatori mobili in modo da creare un sistema di pagamento attraverso il credito telefonico e vendere quelli che al tempo erano i primi giochi che si usavano per il cellulare e i primi servizi a contenuto che poi sono diventati le attuali applicazioni. Questa società è nata in Italia grazie al contributo dei due fondatori, di una società che l’ha finanziata nella sua fase iniziale prendendo le quote di maggioranza, e di due fondi di investimento di private equity che hanno acquisito la maggioranza della società e ci hanno aiutato a a crescere.

Quando hai deciso di mettere momentaneamente nell’armadio i tuoi panni da imprenditore per provare ad indossare quelli da scrittore?

Dopo la bellissima esperienza in Neomobile durata dieci anni, mi sono appassionato al mondo delle startup. Nel 2016 ho quindi lasciato l’azienda che avevo fondato per iniziare a investire in imprese emergenti. Passati altri cinque in cui ho investito in oltre 20 giovani aziende, da circa un anno ho interrotto questa attività per dedicarmi a ciò che mi piace fare di più. Ho infatti capito che la cosa che più mi aveva appassionato nei vent’anni precedenti era quella di far crescere e sviluppare il talento delle persone che erano al mio fianco, prima in Neomobile con i colleghi, poi come investitore con i fondatori della startup. Ho quindi pensato a come poter strutturare e semplificare ciò e renderlo fruibile al maggior numero di persone possibili, e mi è quindi venuto in mente di organizzarla in un metodo chiaro e scrivere un libro.

Qual è la differenza, se non il terreno in cui si gioca il business, fra un imprenditore tradizionale e un imprenditore digitale?

Diciamo che la risposta più veloce sarebbe “l’accesso rapido e veloce a tutto il mondo“, nel senso che non è più possibile fare un prodotto e pensare che questo possa rimanere nei confini del nostro paese. Essere digitale oggi significa essere reale e aggiornato sul mercato: non si può immaginare di non essere presenti online nella vendita dei propri prodotti e servizi.

La cosa che secondo me è più incredibile del mondo online è che oggi, grazie anche quello che è successo con la pandemia nell’ultimo anno e mezzo, il pubblico delle persone online è diventato sempre più abituato a fruire di mezzi digitali (videochiamate, videoformazione, videoconsulenze). Attualmente è sempre più facile per chiunque trasformare una cosa di cui si è esperti e appassionati in un lavoro.

Una ricerca fatta a livello mondiale che ho citato nel mio libro ha rilevato come l’85% delle persone nel mondo fa un lavoro che sostanzialmente non gli piace ma ha un impiego che rappresenta magari il loro percorso di studi e che è necessario per dare loro una vita dignitosa. Il mio sogno attraverso questo libro è quello di far sì che le persone, attraverso il digitale, possano trasformare quello che era il lavoro dei loro sogni nel loro lavoro.

A giudicare dai risultati che sta avendo questo libro a pochissimi giorni dalla pubblicazione, sembra che la pandemia abbia portato, oltre alla voglia di digitalizzazione, anche quella di mettersi in gioco. Tra coloro che hanno scaricato il tuo libro non ci saranno solo imprenditori ma anche persone che magari vogliono affacciarsi e mettersi in gioco in questo mondo. Possiamo dire che, se c’è una conseguenza positiva della pandemia, potrebbe essere proprio questa?

Assolutamente sì. Ti confermo che la maggior parte dei miei elettori non sono degli imprenditori ma persone che hanno l’ambizione di diventarlo. Einstein diceva che “le pandemia sono una benedizione perché costringono le persone a e mettersi in discussione e a trovare nuove soluzioni“. Effettivamente a causa dell’emergenza sanitaria siamo stati costretti a lavorare in modo diverso e a vivere in modo diverso, e questo cambiamento ci ha fatto ripensare a noi stessi e a quello che avremmo voluto fare veramente. Ci ha fatto altresì riflettere sul fatto che il digitale può probabilmente aiutare raggiungere i nostri obiettivi e trasformare la nostra passione in qualcosa che genera anche ricavi online.

Vorrei chiudere questa intervista con una domanda secca e diretta: qual è la qualità principale di un imprenditore digitale?

Ti stupirò dicendoti “la gratitudine“. Nella vita ho imparato che essa porta poi un moltiplicatore di opportunità, e l’errore che vedo fare dalla maggior parte delle persone che fanno impresa è quello id non essere grati nei confronti dei propri clienti o di chi ha fornito aiuto in un percorso. Un altro ingrediente fondamentale è poi lo spirito di sacrificio: bisogna capire che i risultati non arrivano subito e che bisogna sacrificarsi per un certo periodo di tempo pensando sempre al lungo termine.