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India, gli esperti sull’aggravarsi della pandemia Covid: “Picco a metà maggio con 500.000 casi al giorno"

Covid

In India, secondo gli esperti, l’aggravarsi della pandemia Covid raggiungerà il picco dei contagi a metà maggio con circa 500.000 casi al giorno.

L’emergenza sanitaria causata dal coronavirus in India rappresenta una delle situazioni più drammatiche e delicate legate alla pandemia, attualmente registrate a livello mondiale. Soltanto nelle ultime 24 ore, sono stati rilevati 346.000 nuovi contagi, raggiungendo quindi circa un milione di positivi individuati in appena tre giorni, e sono stati dichiarati 2.624 decessi.

Nonostante le stime ufficiali comunicate dal Ministero della Salute indiana, inoltre, è plausibile che i reali contagi presenti nella Nazione siano ancora più numerosi. In relazione ai dati forniti, poi, è stato calcolato che l’attuale tasso dimortalità per 100.000 positivi è pari a circa l’1,14%: pertanto, si potrebbe arrivare a registrare 5.700 vittime del Covid al giorno.

Covid, India: costante aggravarsi della pandemia

In India, l’esplosione dei nuovi casi di SARS-CoV-2 e l’incremento esponenziale delle morti sta compromettendo il sistema sanitario e funerario di un Paese ormai al collasso.

I reparti ospedalieri sono saturi e stanno mostrando segni di cedimento legati alla forte pressione esercitata dalla prominente ondata pandemica. Sempre più spesso, quindi, le strutture sanitarie sono costretta ad allontanare i propri pazienti per evitare l’aggravarsi del sovraffollamento. Gli ospedali, poi, stanno denunciando in modo sempre più frequente una severa carenza di bombole di ossigeno.

Al pari degli ospedali, poi, anche i cimiteri sono in grande difficoltà: a causa della mancanza di spazio riservato alle sepolture, le vie delle città più importanti della Nazioni, come ad esempio la capitale Delhi, stanno gradualmente assumendo le sembianze di forni crematori improvvisati all’aperto.

Il parere degli esperti: picco a metà maggio e 500.000 contagi

La realtà indiana, quindi, è estremamente critica e in continuo peggioramento. A questo proposito, si sono espressi alcuni esperti epidemiologi che hanno spiegato come il picco dei contagi in India verrà raggiunto entro e non prima della metà di maggio e, in questa circostanza, si potrebbero raggiungere i 500.000 nuovi positivi al giorno.

La situazione recentemente emersa in India è stata commentata dal più importante virologo della Nazione, ShahidJameel, nel corso di un’intervista rilasciata alla BBC Radio 4 e riportata dal magazine inglese Daily Mail. In questa circostanza, il virologo Jameel ha ribadito che il Paese è ancora lontano dal raggiungimento del picco previsto per la seconda ondata e ha dichiarato: “Gli studiosi che si occupano di realizzare modelli matematici suggeriscono che l’India raggiungerà il picco verso la fine della prima settimana di maggio. Fino ad allora, potremmo arrivare a contare anche mezzo milione di nuovi casi al giorno”.

Il ruolo delle varianti inglese e indiana nella seconda ondata

La situazione emergenziale recentemente manifestatasi in India stravolge completamente il trend positivo che aveva caratterizzato il Paese fino al mese di febbraio 2021. Soltanto due mesi fa, infatti, il primo ministro Narandra Modi aveva sottolineato come la Nazione potesse essere vista come una sorta di esempio nella lotta al SARS-CoV-2 alla quale il mondo intero poteva volgere lo sguardo.

All’inizio del 2021, la pandemia appariva, del resto, sotto controllo e contava circa 11.000 contagi al giorno mentre la campagna vaccinale era appena stata annunciata.

Le condizioni dell’India, tuttavia, sono poi rapidamente degenerate anche a causa della diffusione e dell’aggressività delle varianti Covid, tra le quali un ruolo fondamentale è stato ricoperto dalla circolazione della variante inglese e dalla cosiddetta variante indiana.

In merito alla seconda ondata, il virologo indiano Jameel commentato quanto sta avvenendo nel Paese, sottolineando: “Se c’è una lezione da imparare, è che non si deve abbassare la guardia. Bisogna prepararsi. Avremmo dovuto fare scorta di ossigeno e inviare messaggi chiari alle persone affinché fossero loro distribuiti vaccini nei mesi di gennaio e febbraio, quando i casi erano diminuiti. Forse oggi non ci saremmo trovati in questa situazione. Tante cose sono andate storte, ma invece di piangere sul latte versato, penso che sia importante imparare alcune lezioni, ottenere alcuni buoni dati e pianificare il futuro”.