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La faziosità di Fazio che non sta in piedi nella vicenda Rai

Fabio Fazio lascia la rai firma discovery

Fazio era esattamente quello che serviva al governo in carica, molto di più di quanto non sia servito a quelli precedenti.

Ci sono due linee di pensiero nella vicenda Fazio-Rai che ancora “peppia” nel calderone delle cose che dividono: da un lato gli analisti pelosi che spiegano come il conduttore abbia “mollato” su input del governo di destra-centro, governo che proprio in questi giorni ha piazzato un suo “pasdaràn” storico come Giampaolo Rossi come Dg. Dall’altro quelli più talebani che credono, fermamente credono, che Fazio sia stato “cacciato” senza se e senza ma “dal governo” medesimo, ma senza il maquillage di protocolli sfumati perché oggi il governo Meloni delle prove di forza bruta è campione mondiale. Ed all’interno di queste due categorie, a voler flaggare ancora, ve ne sono altre due, le solite italiane, quelle polarizzate e in dicotomia sdrucciola.

Ci sono cioè quelli che sull’abbandono di Fazio della Rai ci hanno stappato la sciampagna e gli altri che ci vedono un nuovo diktat sul modello di quello berlusconiano contro Biagi, Santoro e Luttazzi illo tempore. Sbagliano entrambi ma pare tutto molto definito, netto ed incasellato alla perfezione in una serie di categorie che da sempre sono il rovello atavico degli italiani che di studiare un sistema complesso ed individuare uno scenario intermedio non ne hanno mai voluto sapere dai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini.

I numeri monstre di un programma “sgradito”

Il dato cardine su cui poi poggerebbe l’intera faccenda sarebbe rappresentato dalla presunta “faziosità” del conduttore, che in virtù della stessa (e di numeri monstre per la rete pubblica) è rimasto saldamente in postazione fin quando a Palazzo Chigi ci sono state particolari tipologie di governo. Si, ma quali? Ovvio, almeno secondo il mainstream italiota: o di centrosinistra, quindi a Fazio graditi e in gradimento di Fazio, o di centro destra ma soft, quindi rispettosi in maniera sorniona di una pluralità che era la migliore bandiera della loro necessità di non essere troppo di destra. Il berlusconismo maturo infatti non avrebbe mai permesso, a differenza della sua primissima versione “bulgara”, che un programma come Che Tempo che Fa diventasse totem degli avversari. Insomma, come la si leggeva leggeva il dato di un “faziofazioso” sembrava essere inattaccabile, e da lì erano discesi gli attacchi di chi in quella linea ci vedeva un baluardo e di chi ci scorgeva una quinta colonna da abbattere.

Cosa è successo con l’arrivo del governo Meloni

Nel frattempo a Palazzo Chigi infatti è arrivato un governo non più di centro-destra, ma di destra-centro, ed è evidente che il distinguo non è quello formale della sequenza di collocazione ideologica, ma quello sostanziale di una nuova rotta che concede molti meno sconti o deroghe a certe posizioni prog. Attenzione perché è nelle prerogative di qualunque governo dare la rotta alla televisione pubblica, a meno che non la si rifondi sul modello della BBC britannica, del tutto scollegata cioè dalla politica attiva. Quello capitanato da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini con Silvio Berlusconi gregario (fra anagrafe tiranna e problemi di salute) è un esecutivo molto più manicheo nella proposizione brutale dei suoi valori fondanti. Lo è perché è un gruppo che non fa più perno su forze politiche a loro volta reduci da esperienze di governo, ma che ha la sua polpa, numerica e di prestigio, in un partito che ha conosciuto solo l’opposizione.

Un partito che, tranne che con l’Europa dove per questioni di danè deve fare di necessità virtù, vive ancora di polarizzazioni intense quanto scevre da compromessi. Ma Fabio Fazio è veramente così fazioso? E soprattutto, la sua presunta appartenenza ad una scuola di pensiero non certo di centro destra è stata davvero motivo sufficiente e condizione necessaria affinché lo si spedisse a far guadagnare Discovery al posto di Mamma Rai? No, assolutamente no, Fazio è andato via perché a Discovery gli hanno offerto di più e lui le skill per fare pesare sul tavolo la sua massa mainstream le ha e le usa. Legittimamente.

La faziosità spinta di Fazio che non sta in piedi

Che non dovesse essere lasciato scappare poi è un altro discorso. Basterebbe cambiare approccio e renderlo meno sanguigno per capire che Fazio era esattamente quello che serviva al governo in carica, molto di più di quanto non sia servito a quelli precedenti. Perché? Perché il conduttore ha sempre avuto posizioni nette ma morbide, ha assunto toni sempre concilianti e non ha mai fatto tracimare la sua creatura nel settarismo, piuttosto in una legittima collocazione d’area che sarebbe stata sponda perfetta per un universo politico in cerca di una patente di credibilità. E la riprova che la faziosità c’entra poco e quando c’entrasse è stata usata malissimo sta nel fatto che programmi come Report e Mezz’ora in più sono stati confermati in palinsesto, mentre un programma che richiedeva 450mila euro a puntata ma ne faceva un milione con step pubblicitari da 40mila euro a passaggio è stato resettato brevi manu e senza appello.

Il che significa una sola cosa: che il problema non era e non è tanto la faziosità di Fazio o le pulsioni epurative del governo, ma la leggerezza tecnica di chi non ha saputo fare strategia su un valore aggiunto solo perché valore eccentrico rispetto al nuovo pensiero dominante. Valore caro ma capace di ripagarsi e lasciare una robusta mancia.