> > Chi era Marinella, la prostituta che ispirò Fabrizio De Andrè

Chi era Marinella, la prostituta che ispirò Fabrizio De Andrè

Chi era Marinella

"La canzone di Marinella", una delle più celebri opere di De Andrè, è ispirata a un fatto di cronaca: una giovane prostituta uccisa a Milano nel 1953.

È lei la protagonista di una delle più celebri canzoni di Fabrizio De Andrè. Faber non ha mentito quando ha parlato di “storia vera”. La vicenda di Marinella è ispirata a un fatto di cronaca di cui il cantautore è venuto a conoscenza quando aveva solo quindici anni. Il vero nome della ragazza era Maria Boccuzzi, una giovane operaia di origini calabresi, trasferitasi a Milano nel 1920 all’età di nove anni. All’inizio degli anni Cinquanta, Maria ha lasciato il lavoro in fabbrica per fare carriera nel mondo dello spettacolo. Con il nome d’arte di Mary Pirimpò, è entrata in un giro di prostituzione. Per lei, i guai cominciarono quando conobbe Jimmy, ex ballerino che di giorno si occupava di assicurazioni e di notte lavorava in un night club milanese. È grazie a lui che la ragazza entrò a far parte del giro di “protettori” dell’Arethusa.

Venne uccisa nel 1953 con sei colpi di pistola. Il suo corpo è stato abbandonato dai suoi assassini nel fiume Olona, a Milano, dove è stato ritrovato il 28 gennaio. La vicenda occupò a lungo le pagine dei giornali. Nonostante le indagini condotte dal commissario Mario Nardone, il responsabile del delitto rimase impunito.

De Andrè “Voglio addolcire la morte”

Nel 1953, Fabrizio era solo un adolescente, ma la storia di Maria, o Mary Pirimpò, lo colpì tanto che nel 1964 decise di scrivere la celebre canzone sulla storia di quella ragazza morta in un fiume. Lo stesso De Andrè, in un’intervista, spiegò il motivo che l’aveva spinto a trattare di quel macabro fatto di cronaca: il desiderio di “reinventare la vita e addolcire la morte“.

L’identificazione di Marinella è stata possibile grazie al lavoro dello psicologo Roberto Argenta. Partendo proprio da un’intervista rilasciata da Faber, Argenta ha esaminato microfilm e giornali degli anni Cinquanta. Lo psicologo si è mosso spinto dal “piacere della ricerca e dal desiderio di rendere pubblica la vita di una persona speciale e sconosciuta che, suo malgrado e per caso, ha avuto un ruolo importante nella storia della musica italiana”.