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Sanremo 2019, la prima serata tra giovani e dirottatori

virginia raffaele

Il racconto della prima serata del Festival di Sanremo: la celebrazione della canzone italiana vuole ringiovanire senza però evitare le polemiche.

“Via. Voglio andar via”. Inizia così la prima serata della sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo: un esordio scoppiettante tra coreografie ed entusiasmo. Peccato che abbia tradito l’aspettativa suggerita dopo appena pochi minuti. Per cancellare quella voglia di andar via ci vuole la performance di Filippo Neviani che rinsavisce l’attenzione degli spettatori dopo il torpore dei primi due brani in gara (Renga non rompe il ghiaccio, Cori e D’Angelo sembrano arrugginiti). Non è bastata la mise di Claudio Bisio a scuotere gli animi, una giacca che quasi ha fatto invidia ai migliori look di Paul Pogba. In termini di outfit, Virginia Raffaele invece ha replicato lo “spacco” sanremese della sua imitazione preferita, Belen Rodriguez: questa volta però niente farfallina, la comica romana ha preferito una censura sfoggiata in diverse salse lungo il corso della serata.

Un Sanremo per giovani?

Sprazzi di rock dai The Zen Circus, passando da Achille Lauro fino a Loredana Bertè. I Negrita suonano come i Negrita. Il Volo suona come Il Volo. I Bocelli lasciano un segno nella storia della musica, da Andrea a Matteo, da padre in figlio: il passaggio del testimone sul palco che ha consacrato il primo e che ha accolto il secondo tra gli applausi. Le prime esibizioni lasciano alcuni indizi sull’epilogo di questo festival: gli “ultimi saranno i primi”, o quasi. Applausi per Motta, Ghemon e i Boomdabash: nell’esecuzione degli inediti i più fedeli al loro percorso musicale, non appaiono snaturati sul palco dell’Ariston. Gli Ex-Otago, Cristicchi e Silvestri richiamano la poesia dei versi, dei temi, del canto. La partecipazione di Giorgia spezza il ritmo della celebrazione con una lezione di stile da non dimenticare: non importa quale brano canti, il suo mashup (da Jovanotti a Whitney Houston) è da standing ovation. Allo stesso modo Arisa ricorda a tutto il mondo le proprie abilità canore. L’impressione è che questa edizione di Sanremo voglia svecchiare le abitudini musicali della kermesse stessa. Virginia Raffaele che insegna la dab a Baglioni e a tutto il pubblico è la prova che l’operazione ringiovanimento ha comunque qualche falla. Einar e Irama confermano la loro fama da baby idol, Nigiotti incanta con Nonno Hollywood, il “piccolo” Mahmood chiude con una hit sul finale.

Quel dirottatore artistico

Nei momenti comici il blob dei musical è incomprensibile, allo stesso modo è inspiegabile l’insistenza prolungata nel ribadire il nuovo e ribattezzato ruolo di Claudio Baglioni, in questa serata rinominato “dirottatore artistico” in barba alle provocazioni legate al conflitto d’interessi. La sensazione è che, per qualche minuto, Pierfrancesco Favino abbia strappato il ruolo di presentatore ai due comici: la confidenza con il palco è solida, il sorpasso sui novizi è palese: un grande ritorno (il travestimento alla Freddie Mercury un po’ meno). Il momento più irriverente della serata l’ha fatto suo la vera queen della kermesse, quel fiore tra i fiori, Patty Pravo che sapientemente sopperisce simpaticamente al momento di paralisi dello show: insuperabile. Un magistrale Bisio si è esibito in un monologo che difende il festival, che protegge Baglioni, che ha come fine ultimo la pungente critica rivolta a chi di questa kermesse non vuole coglierne l’essenza musicale. Doveroso, non necessario.