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I Talent Show, tra giungla del business e opportunità imperdibile

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L’industria del business aleggia nel paludoso contenitore tv. I talent sono un’opportunità di successo? I Thema ci raccontano la loro esperienza

“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia”, diceva Carl Gustav Jung

L’ambizione è un ponte verso il futuro che influenza positivamente il presente. Peccato però che la parola ambizione oggi, per molti, non esprima un sano desiderio di realizzazione, ma sia divenuta un termine impregnato di eccesso, di smania. E ancora, “essere un vincente”, “primeggiare”, realizzarsi ad ogni costo, con il massimo del successo e della visibilità. In caso contrario, ci si sente dei falliti, delusi, devastati di fronte a una delle tante porte in faccia che la vita riserva. “Realizzarsi” non è più una naturale evoluzione della propria originalità: diventa una lotta per adeguarsi a un modello di successo uguale per tutti.

A un obiettivo di crescita personale viene applicato l’incalzante ritmo della performance. A un desiderio di occupare una determinata posizione lavorativa si vede applicato un gran bisogno di riconoscimenti e la voglia di fare bene viene sottoposta a una richiesta di “sfondare” per far vedere a tutti quanto si vale. Viviamo una vera e propria impossibilità di essere “normalmente felici”. Forse sarebbe bene ridefinire il significato di concetti come successo, felicità, riuscita, realizzazione personale.

Dietro a un’eccessiva smania di applausi si cela talvolta un’inconfessabile paura di non essere accettati, un modo comparativo e competitivo di sentire il proprio valore e un’eccessiva considerazione del giudizio altrui. Ma anche l’assurdo desiderio di non sottostare a standard e modelli imposti dai più radicati luoghi comuni.

Tutti ambiscono alla fama, tutti vogliono diventare dei personaggi. I Talent possono fare qualcosa?

L’ombra del successo

Una gran dose di convinzione, un pizzico di personalità, un miscuglio tra stravaganza, talento e simpatia. Quindi, aggiungete passione e determinazione. Mi raccomando a non tralasciare l’incontenibile desiderio di sognare. Infine, mescolate per bene: è l’ingrediente perfetto per vedersi spalancare le porte del successo ai giorni nostri. O almeno così sembra. Poi però gli ostacoli e gli intoppi che si incontrano lungo il proprio percorso spesso conducono a riscontri inattesi.

Un panorama variopinto e diversificato apre la strada ad aspiranti chef, attori brillanti, cantanti formidabili: benvenuti nel magico mondo dei Talent Show. Presentarsi ai casting armati di fiducia cieca in noi stessi e di tanta, tanta determinazione può fare la fortuna dell‘artista. Ma all’interno dell’illusorio e paludoso contenitore televisivo, quanto è vera e duratura la “promozione sociale” dei tanto amati talent? Davvero questi pseudo concorsi portati sul piccolo schermo, tra duelli e sfide sul palcoscenico, conducono all’Olimpo dell’eterna gloria?

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I talent e il mercato discografico

Impossibile non considerare il ruolo predominate giocato dai Talent Show nel mercato discografico, occupando una porzione non indifferente di tale realtà. Portano introiti alle casse delle etichette discografiche e perseguono il tentativo di svecchiamento del panorama musicale italiano.

Tuttavia, è al contempo riscontrabile una grande dose di show business, che sta alla base del format stesso. La musica si fa pretesto per creare un ambiente quanto più possibile attraente per il pubblico, capace di fidelizzare, divertire e coinvolgere chi sta dall’altra parte dello schermo. Fondamentale, per perseguire l’obiettivo, puntare sui grandi talenti, su coloro che hanno molto da dire e da raccontare di sé, con una personalità che sa farsi amare dalla gente. Coppie binarie e macro categorie caratteriali immediatamente riconoscibili dal pubblico costituirebbero una struttura cardine del talent. Il timido e l’esuberante, a volte persino strafottente. Ma anche simpatico e antipatico, la bella e il trasgressivo. Cliché classici che dimostrano scarsissima fantasia.

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La rovina dei talent

Al primo affacciarsi nel mondo televisivo di “Amici”, il talent capitanato dall’intramontabile Maria De Filippi, in molti rimasero folgorati. Il seguito è ancora indiscutibilmente elevato, con picchi d’ascolto senza eguali. Ma per molti un format simile è paragonabile a un’industria di fenomeni stagionali.

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I Talent Show musicali sfornano grandi talenti che spesso non sono neppure più autori delle proprie canzoni. Oggi il mercato discografico lancia artisti che spesso non sono in grado di durare nel tempo e gli autori vengono relegati dietro le quinte. In questo modo, vengono messe a tacere le ingombranti personalità di alcuni grandi autori, veicolando e promuovendo ciò che è più appetibile alla gogna del consumismo. Farsi interpreti di determinate melodie, di messaggi valoriali in controtendenza, autori di poesie che divengo musica oggi sembra contare sempre meno. A far breccia dev’essere il gusto modaiolo che più soddisfa il pubblico: se vuoi fare ascolti devi piacere. E per piacere, l’antiquato e il “fuori moda” non vanno bene. Così, sviluppare un pensiero critico è sempre più difficile.

Chi sono oggi i veri artisti?

I veri artisti, coloro i quali scrivono la propria musica, esprimono il proprio pensiero. Il cantautorato italiano, tutti i giovani cantautori nostrani, restano praticamente relegati nella sfera della musica indipendente, tagliati fuori dal mainstream. Così ricorda il musicologo Fabrizio Basciano. Gli odierni Battiato, Guccini, De André, De Gregori, Dalla non ricevono spazio, scalzati da una nuova industria che, sfruttando le nuove leve, promuove solo sé stessa. In molti denunciano la vuotezza di contenuti e l’assenza di messaggi tipici dell’illusoria industria del talent, fagocitando sogni (quelli dei più giovani).

Tra gli artisti emergenti è cosa molto rara ritrovare un Piero Pelù che dal palco di San Giovanni lancia le proprie invettive contro il governo, o i Celentano che denunciano la speculazione edilizia a Milano, i Battiato che dalla poltrona di Bruxelles definiscono “t***e” i parlamentari italiani, capaci persino di vendere i propri familiare pur di intascare una mazzetta. Al tempo, l’unicità dei pensieri favoriva la capacità critica e lo spirito di riflessione, in grado di svegliare le coscienze, animare i dibattiti, opporsi al potere.

Ma probabilmente, per evitare una simile estinzione, bisognerebbe dire addio ai talent, i quali, al contrario, sono ben radicati nello scenario televisivo italiano. L’unico modo per interrompere il loro successo, in definitiva, sarebbe smettere di guardarli.

L’illusorietà dei Talent Show

E’ bene mettere in guardia che avere un talento, cioè una predisposizione, un’inclinazione o una spiccata capacità in qualche ramo dello scibile umano non significherebbe automaticamente eccellere ed essere in grado nella vita di raggiungere un vertice professionale riconosciuto.

Molto spesso far emergere, coltivare e realizzare un talento è un lavoro di anni. E’ un percorso che richiede pazienza e dedizione, ma anche tantissime porte in faccia. Oggi, al contrario, si ha la stolta pretesa di “avere tutto e subito”. La patologia del primo, la psicosi del voler eccellere, l’ossessione per la propria realizzazione sono oggi un serio problema.

Il rimedio è darsi tempo

Darsi tempo sembra diventato impossibile. Invece, bisogna comprendere che nella vita non tutto ci è dovuto e di certo non sono sufficienti decine di ore di gare televisive tra oscuri individui di belle speranze. E’ importante non dimenticare la necessità di una formazione professionale, la gavetta, la tanta esperienza da acquisire, la dura lotta con la concorrenza e la bravura altrui, le prevaricazioni del merito e la scarsa meritocrazia. Fondamentale, al contempo, non tralasciare le inevitabili delusioni riscontrabili lungo il cammino e le infinite prove a cui la vita sottopone desideri e talenti umani prima di lasciarli esprimere compiutamente. Davvero basta essere intonati e partecipare a un talent per realizzare i propri sogni?

C’è da dire che in un paese come l’Italia, nel quale l’ “ascensore sociale” è pressoché immobile, i migliori cervelli fuggono all’estero e la disoccupazione giovanile e femminile è tra le più alte dell’Occidente. In un contesto in cui prevale il timore verso un futuro che non dà possibilità, l’ansia collettiva di una possibile scorciatoia per migliorarsi la vita diventa facilmente un sogno di massa. E’ in questa prospettiva che il talent assolve una funzione ipnotico/anestetica, mettendo in scena un mondo nel quale la grandezza di una voce celestiale viene immediatamente apprezzata e messa su un podio.

Le critiche dei vip

“Perché si tira a fare l’artista usa e getta? Per quale motivo non gli devi dare l’opportunità di crescere, perché se cresce rompe i co****ni. Perché Jimi Hendrix che fa l’inno americano con le bombe sul palco di Woodstock o Bono degli U2 che va a chiedere di cancellare il debito rompono le palle. E allora cosa hanno fatto? Hanno sostituito gli idoli. Oggi gli idoli che creano sono idoli vuoti, lo dico sempre”, è stato il commento di Red Ronnie.

A far propria la denuncia contro i talent è anche Raf, che in un’intervista al Messaggero.it dichiara: “Nei talent è il criterio ad essere sbagliato. Si premia solo il bravo interprete, il talento di chi ha una bella voce, ma questo è solo un aspetto dell’essere un bravo artista. C’è anche altro”. A mancare è infatti il concetto di autorialità, che si lega strettamente con l’esercizio del pensiero critico: non esiste autore al mondo incapace di esercitare coscientemente il proprio pensiero.

Tanti i cantanti che hanno chiaramente espresso il loro disaccordo con il mondo dei talent. Anche Alex Britti sembra non gradire questo format e gli artisti che hanno trovato popolarità all’indomani della loro partecipazione al programma. Per lui i Talent Show sfornano “tuttologi”. Infatti, ha spiegato: “I Talent sono televisione, è gradevole vederli ma sfornano tuttologi, non artisti”.

L’attacco di Morgan

Marco Castoldi, in arte Morgan, intervistato dal Corriere Della Sera, ha rilasciato dichiarazioni scomode riguardanti la musica e il suo rapporto con la televisione.

Su X Factor, programma di cui è stato giudice, ha dichiarato senza peli sulla lingua: “E’ un banchetto dei gelatai. Era partito come uno show nobile, ora è una cosa squallida e patinata”. Impossibile dimenticare la sua sventurata partecipazione ad Amici, dove ha nuovamente rivestito i panni di giudice. La sua avventura nella scuola della De Filippi è finita ancor prima di iniziare, ricorda Libero Quotidiano. Il cantante si è definito “un emarginato”, ma non sembra essere turbato o amareggiato da questo allontanamento. Secondo lui, la televisione è diventata un “ammasso di gregari”. Quindi ha continuato: “Quello che va di moda si segue fino a quando non diventa vecchio. I signori della tv ti dicono: “devi allargare il discorso”. Con allargare il discorso intendono abbassare il livello di quello che dici”.

Il racconto di Antonella Ruggero

“Il talent è una fabbrica spietata, in cui si prendono giovani ancora in formazione e con una sensibilità che può anche non reggere queste grandi delusioni. E distruggerli mi dispiacerebbe”, ha fatto eco Antonella Ruggiero.

La cantautrice ha espresso un’opinione molto dura sui talent show. Nonostante sia stata spesso corteggiata per prendere parte a uno dei programmi televisivi che fanno scouting nel panorama musicale, la Ruggiero ha sempre declinato l’invito perché convinta che il genere sia una sorta di gioco al massacro che distrugge speranze. “Mi è stato chiesto più volte di diventare giudice. Ma ho sempre rifiutato. Trovarsi davanti a ragazzi che, molto probabilmente, non hanno le caratteristiche per diventare grandi professionisti e mandarli a casa uccidendo i loro sogni non me la sentirei proprio”, ha spiegato.

No ai talent, fondamentale è la gavetta, quella fatta di festival musicali o luoghi in cui esibirsi e farsi conoscere. E’ questo il consiglio di Antonella Ruggiero a chi vuole farsi strada nel mondo della musica. Infatti, ha dichiarato: “Ho partecipato a grandi festival dove i ragazzi si divertono, si mettono alla prova e trovano la dimensione per far sì che la loro musica possa durare anni, e non il tempo “usa e getta” di un talent”. Per lei, questo genere di programma televisivo produce solo chimere.

Quindi, ha aggiunto: “I giovani devono mettersi su un pulmino e cercarsi da soli i luoghi dove potersi esibire. Ci sono in giro per l’Italia rassegne e festival magnifici dove ci si può fermare e maturare le proprie idee di vita vera e non solo di musica. E c’è anche la musica di tradizione popolare, che in radio non passa ma che, soprattutto in certe regioni come Puglia, Calabria e non solo, è frequentatissima dai più giovani”.

Ghali, Sfera, Calcutta: le strade alternative

Amatissimi dal pubblico e odiatissimi da molti addetti ai lavori, i talent hanno rivoluzionato la musica sfornando artisti come Marco Mengoni e Giusy Ferreri, ma anche Emma Maronne e Alessandra Amoroso.

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Tuttavia, da diverse stagioni, né “Amici” né “X Factor” riescono a sfornare una nuova popstar in grado di fare i numeri che fecero, all’inizio delle rispettive carriere, i suddetti cantanti. Un fenomeno in lieve declino, dovuto forse al cambiamento dei gusti del mercato e del modo di ascoltare (e di acquistare) la musica, Mentre nel 2016 Sergio Sylvestre, con la sua voce potentissima e affascinante, trionfava ad “Amici”, lontano dai riflettori e dagli studi televisivi nasceva il personaggio tanto discusso di Sfera Ebbasta (che su YouTube cominciava a macinare milioni di visualizzazioni con i suoi singoli). E ancora: a X Factor vincevano i Soul System, ma lì fuori Ghali cominciava a scalare le classifiche con la sua “Ninna Nanna”.

Se in un primo momento i freschi vincitori dei talent sembravano avere la meglio sulle “altre” proposte, col tempo queste ultime hanno avuto la loro rivincita. Sfera Ebbasta, Ghali, ma anche Rkomi, Tedua, la Dark Polo Gang, da Calcutta a Coez, passando per Carl Brave x Franco126, sembrano aver ribaltato le classifiche italiane, avendo la meglio sulle belle voci uscite dai talent.

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Nuovi modi per arrivare alla gente

Il loro boom si è verificato proprio nel momento in cui YouTube, i social e lo streaming sono diventati i canali principali attraverso i quali i giovani ascoltano la musica, seguono i loro artisti preferiti e ne scoprono altri.

La “strada alternativa” al talent su cui si è a lungo dibattuto sembra ora rappresentata dai social, dallo streaming, da YouTube e dal web più in generale. Le nuove proposte non arrivano dai canali “tradizionali”, ma dai nuovi canali, quelli che permettono agli artisti di poter instaurare con i fan un rapporto apparentemente più diretto. Questi cantanti si servono dei social come megafono e vetrina per farsi conoscere. “A me interessa arrivare a chi ascolta musica e fare in modo di fargliela avere senza difficoltà. Quindi sfrutto tutte le piattaforme che permettono alla gente di ascoltare la musica in modo facile“, aveva spiegato Ghali in un’intervista a rockol.it. Con i canali “tradizionali” Ghali, Calcutta, Coez sembrano non voler aver niente a che fare.

“Ormai sono altri i mezzi per arrivare al grande pubblico. Spotify, YouTube e internet più in generale. Sicuramente Sanremo ti dà una bella botta, ma è un modo vecchio per arrivare al pubblico: ci sembra un discorso un po’ sorpassato. È proprio la tv che ci sembra sorpassata: chi la guarda più, ormai?”, hanno commentato Carl Brave x Franco126 in un’altra intervista a rockol.it.

I Thema

Un gruppo giovane e intraprendente ha dato prova di grande talento e tanta voglia di fare. Voglia di crescere, scoprire il mondo attraverso la propria musica. Voglia di dar libero sfogo alla fantasia, creando album travolgenti e con tanto da raccontare.

I Thema si formano nel 2013 in un locale di Varese con l’incontro tra Thomas, Luca e Mattia. Cominciano i mesi di prove ed esperimenti: è ora di allargare la famiglia, arriva Stefano alle chitarre.

Poi i primi, grandi passi avanti: “Dopo aver conosciuto i nostri produttori Vladi Tosetto e Mamo Belleno, abbiamo firmato un contratto con l’etichetta Edel Italy”. Quindi il raggiungimento di un emozionante traguardo: “Il nostro primo album: “Incredibile””. Tra nuove sfide, tante prove e nuove, meritate, soddisfazioni i Thema continuano a crescere: “Dal 2017 affrontiamo varie esperienze live e in studio tra cui: Arena di Verona, DeejayOnStage con radio DeeJay, tour in tutta Italia e in Sud America anche con big della musica italiana, oltre alla partecipazione ad alcuni programmi Mediaset”.

E’ interessante sapere, da parte di chi lo ha vissuto e continua a viverlo sulla sua pelle, quanto sia difficile oggi fare la propria scalata nel mondo della musica. “I tempi sono cambiati, nel passato vi era molta meno concorrenza, ma gli strumenti a disposizione erano pochi e limitanti”, ci spiegano i Thema. “Con l’avvento dei social e delle nuove tecnologie, tante persone possono permettersi di far musica. In una società in cui la quantità vale più della qualità, ci si va a scontrare con tante realtà e soprattutto con tante mode che molto spesso si rivelano meteore. La figura del cantante o del musicista ha perso la sua essenza per dare posto a nuove caratteristiche quali: immagine, viralità e popolarità”, confermano.

E nel mondo del virtuale, dove la pretesa del “tutto e subito” diventa una psicosi che ossessiona i più giovani, il gruppo valorizza l’importanza della gavetta. “La gavetta deve essere un percorso fondamentale per ogni artista”, garantisce Luca, che spiega: “Conoscere i propri limiti e confrontarsi con sé stessi fa sì che il musicista cresca e maturi non solo musicalmente ma anche personalmente. È facile trasmettere qualcosa alle persone, ma bisogna imparare a farlo nel modo giusto”.

Luca ci racconta la musica dei Thema e l’esigenza di rispettare alcuni vincoli. “Il genere che suono mi ha sempre affascinato, con il pop si può ricercare sempre più spesso una nuova dimensione di suoni ed esperienze. Il nostro album ne è la prova: le sonorità spaziano dall’elettronica al rock in cui emergono i nostri gusti musicali”. Poi ha precisato: “Sicuramente le mode mettono dei paletti da rispettare anche nel campo della musica. Questo ha favorito l’affermarsi di generi come l’ “Indie”, che cerca di discostarsi dagli standard. Anche la “Trap” è un genere tutto nuovo e dall’ampio seguito. Piace ai giovani, tratta molti argomenti attuali e, perché no, se fatta bene è un piacere ascoltarla.

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L’esperienza ai talent

Anche i Thema hanno deciso di partecipare ad alcuni Talent Show. Sulla loro esperienza, ci raccontano: “Abbiamo vissuto due principali esperienze ai talent: “Amici”, in onda su Canale 5, e “iBand”, in onda su La5. Partecipare ad un talent è un percorso diverso rispetto al palco. La paura della telecamera è qualcosa a cui è difficile abituarsi. I due programmi sono molto diversi tra loro: se uno è più incentrato sulla danza e sul canto, l’altro si focalizza sulle band”. Sul successo dei talent e le opportunità effettivamente offerte da questo format, Luca ci ha detto la sua: “Penso che i talent siano un buon trampolino di lancio per i giovani emergenti. Permettono in poco tempo di raggiungere una grande visibilità. Tuttavia, non condivido che l’arte diventi una competizione”.

Ma per i Thema quanto è stata importante questa partecipazione? Quanto li ha arricchiti e formati, quanto ha aiutato la band per il suo futuro? “La partecipazione a questi programmi ci ha permesso di ottenere una maggior visibilità, ci ha fatto osservare un mondo diverso, riempendo il nostro bagaglio artistico. Musicalmente ci ha unito ancora di più, confermandoci che il nostro progetto funziona ottenendo tanto consenso dal pubblico e dai giudici. Un saluto ai lettori di Notizie.it e ai nostri ascoltatori”.